Se le rondini avessero il marketing

Se le rondini avessero il marketing

Se le rondini avessero il marketing per l’infanzia…

…i rondinini prenderebbero l’aggiunta di insetti artificiali.

Mamma rondine palperebbe il gozzo dei piccoli per sapere se deve imbeccarli oppure no.

Papà rondine sarebbe ossessionato dal timore che gli insetti non siano sufficienti.

Le rondini avrebbero difficoltà a rigurgitare gli insetti nel becco dei loro piccoli, e prenderebbero farmaci per aiutarsi.

Mamma e papà rondine andrebbero a un corso che spiega loro come imbeccare la prole, con quali orari e quali quantità.

Verrebbe loro raccomandato di disinfettare il becco prima di introdurlo nei beccucci spalancati dei loro piccoli.

Medici rondine misurerebbero la lunghezza del becco dei genitori e il loro gozzo, decretando il primo “troppo corto” e il secondo “poco capace”.

Pediatri rondine sentenzierebbero che i rondinini non sono in grado di valutare quando hanno bisogno di cibo, e che i loro stridii sono un modo per “sviluppare i polmoni”, o forse un problema di digestione.

Psichiatri rondine direbbero ai genitori che i rondinini, strillando, stanno cercando di manipolarli.

L’imposizione di orari distanziati e quantità limitate di insetti sarebbero considerati un modo per insegnare l’autonomia ai piccoli e “dargli le ali”.

Verrebbero fabbricati becchi finti con i quali imbeccare i rondinini per farli stare buoni finché non arriva l’orario dell’imbeccata vera.

Verrebbero costruiti nidi con le sbarre, separati da quello dei genitori, per impedire ai piccoli di buttarsi giù dal nido, e per insegnare loro l’indipendenza.

I genitori troppo solleciti a imbeccare i figli verrebbero accusati di “non volerli lasciare volar via”.

Consulenti professionali in imbeccamento materno insegnerebbero alle mamme rondine come far sì che i piccoli aprano bene il becco.

i genitori rondine verrebbero sottoposti a una dieta ristretta a pochi tipi di insetti, nella convinzione che insetti troppo saporiti inducano i rondinini a “rifiutare il becco della mamma”.

I nidi verrebbero costruiti negli anfratti più bui, in modo che l’atto di imbeccare non possa essere visto dall’esterno.

Verrebbero pubblicate delle curve di crescita che misurino la “giusta” lunghezza delle ali per ogni età dei nidiacei; chi non raggiunge lo standard verrebbe svezzato a pappine artificiali.

Molti rondinini diventerebbero così grassi per le aggiunte di insetti artificiali, da non riuscire a volare via dal nido.

Altri si ammalerebbero o deperirebbero. La colpa verrebbe data alla mania dei genitori di “imbeccarli a tutti i costi”.

Si suggerirebbe ai genitori di non imbeccarli per un periodo troppo lungo, per evitare di rovinare i propri becchi.

Si farebbero campagne sociali per garantire ad ogni coppia di rondini una fornitura di insetti artificiali nel caso che i propri non bastino.

Sulle confezioni di insetti artificiali sarebbe scritto: “L’imbeccamento naturale è il modo migliore di alimentare il tuo rondinino, ma se non hai abbastanza insetti oppure se devi tornare presto al lavoro di svolazzare, allora i nostri insetti sintetici ti daranno un cibo del tutto equivalente”.

Il tasso di mortalità dei rondinini aumenterebbe.

Si formerebbero gruppi di auto-aiuto da-rondine-a-rondine per reimparare l’antica “arte dell’imbeccamento”.

Un’industria di insetti artificiali si pubblicizzerebbe con slogan come: “dall’uovo al cielo, Nidiol è sempre con te”

Verrebbero fatte leggi per impedire la pubblicità aggressiva di insetti artificiali.

Allo scopo di promuovere e difendere l’imbeccamento naturale, verrebbe fondata la WABA, World Alliance for Birdfeeding Action.

Per fortuna, le industrie del cibo per l’infanzia non hanno ancora trovato il modo di spiegare alle rondini come devono imbeccare i loro piccoli; e, soprattutto, non hanno ancora trovato il modo di farsi pagare i loro prodotti.

Così le rondini continuano, come sempre hanno fatto, a volare felicemente avanti e indietro con il gozzo pieno di insetti e a imbeccare i loro piccoli, accorrendo prontamente ai loro richiami; e i piccoli continuano a spalancare i beccucci e a farsi ingozzare felici.

Per fortuna, anche i genitori umani stanno cominciando a capire che accudire i loro neonati è una faccenda di pelle, di baci, di tenere poppate, di rispetto e amore, e non una questione di bilance, orologi e tabelle di crescita; e stanno ricominciando a tenere i loro bimbi in braccio, con sé giorno e notte, dormire con loro, allattarli a richiesta, rispondendo con sensibilità ai loro segnali.

E così sempre sarà, a dispetto di tutte le indicazioni contrarie.

Finché ci saranno insetti, ali, rondini, braccia e seni materni…

Antonella Sagone, 30 maggio 2020

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