L'allattamento previene la stitichezza
Le evacuazioni del lattante e del bambino piccolo sono un aspetto che preoccupa molto i genitori: a volte con buone ragioni, perché la salute del sistema digerente si manifesta anche in una regolare e confortevole funzione intestinale; altre volte con ansia eccessiva causata dalla poca conoscenza dei normali aspetti legati all’evacuazione nei bambini piccoli.
Fisiologia delle evacuazioni e definizione di stitichezza
In un neonato ci si aspetta di vedere almeno 3-4 evacuazioni al giorno nelle prime settimane di vita, con le prime feci (meconio) emesse già entro le prime 24 ore. Dopo i due mesi le feci del neonato allattato al seno, che sono liquide o semiliquide e di colore che varia dal giallo paglia al color senape, possono anche non presentarsi tutti i giorni, ma comunque sono sempre morbide e abbondanti; non “farla” tutti i giorni, insomma, non è di per sé sintomo di stitichezza e non ritiene “cure” di nessun tipo, come lassativi, clisteri o stimolazioni rettali che, oltre ad essere una pratica pericolosa (si può involontariamente causare lesioni) genera un’abitudine che ritarda l’acquisizione della capacità autonoma di controllare le feci ed evacuare.
La stitichezza funzionale, cioè quella non causata da specifiche patologie organiche o metaboliche, consiste in meno di 3 evcuazioni settimanali, ritenzione dolorosa delle feci, feci dure o di grandi dimensioni, perdite di feci liquide alternate a periodi di assenza di feci, sangue rosso vivo che può indicare la presenza di una ragade dolorosa, che induce il bambino a trattenersi. Questi sintomi per generare una diagnosi di stipsi funzionale devono presentarsi non saltuariamente e per un periodo di tempo significativamente lungo.
Nel neonato allattato le feci scarse possono segnalare un bambino che si sta alimentando poco (ma attenzione: nel caso di un bambino allattato al seno, devono essere presenti anche altri segnali, come poca pipì concentrata e scarso aumento di peso!). Ma la vera e propria stitichezza si presenta piuttosto in modo tipico successivamente all’introduzione dei cibi solidi ed è correlata al tipo di alimentazione o di acqua bevuta, mentre la stipsi di origine comportamentale è legata più alla fase di educazione al vasino oppure a situazioni ambientali come la nascita di un fratellino o l’inserimento all’asilo nido.
L’effetto protettivo dell’allattamento
Questo studio ha evidenziato una correlazione negativa fra allattamento al seno a un mese e a sette mesi, e la presenza di stipsi a 3 anni di età. In altre parole, i bambini allattati esclusivamente al seno per almeno un mese, e quelli che avevano continuato a assumere il latte materno anche dopo il momento dell’introduzione dei cibi solidi, avevano meno probabilità di soffrire di stitichezza a 3 anni, quindi anche, in molti casi, avendo smesso di poppare da diverso tempo.
Gli autori hanno ipotizzato che una delle ragioni per cui il latte materno, specie se assunto in modo esclusivo nelle prime settimane, protegge dalla stipsi è il suo ruolo determinante nel permettere lo sviluppo, nell’intestino del lattante, di un microbioma sano. Occorre ricordare che il microbioma che si forma nei primi giorni, settimane e mesi di vita raggiunge poi un equilibrio alquanto stabile che viene mantenuto per mesi e anche per anni.
L’ipotesi dei ricercatori è suffragata da numerosi studi che mostrano come il microbiota dei bambini stitici sia povero di lattobacilli (il probiotico più presente nel latte materno) e abbondi invece di batteroidi, in particolare il bifidobacterium longum che è responsabile di costipazione.
Un atro elemento determinante rilevato da questo studio è il maggior numero di casi di stipsi nei bambini nati da parto cesareo. Anche in questo caso, oltre a un impatto indiretto dato dai maggiori ostacoli che la donna cesarizzata incontra nell’avviare l’allattamento, c’è una ragione diretta, in quanto la prima «inseminazione» intestinale il neonato la riceve nel passaggio vaginale durante la nascita, dove raccoglie appunto i lattobacilli, particolarmente numerosi a termine di gravidanza.
Il testo integrale (in inglese) dello studio può essere letto qui.