Gestanti con la gastrite e bebè capelloni
E se ci fosse qualcosa di vero dietro la credenza che la crescita dei capelli nel feto corrisponda al bruciore di stomaco della mamma? Con questo quesito in mente, un gruppo di ricercatori del Maryland (USA) ha analizzato le gravidanze di 64 donne e confrontato i dati relativi alla presenza di gastrite con la quantità di capelli del bambino alla nascita. L’ipotesi che a bambini dalla folta chioma corrispondesse maggiore presenza di gastrite in gravidanza ha ricevuto una conferma significativa: infatti la maggior parte delle donne (23 su 28) che avevano riferito di soffrire in modo moderato o severo di bruciori di stomaco in gravidanza ha avuto figli «capelloni», mentre la maggioranza (10 su 12) di quelle che non avevano mai sofferto di gastrite si è ritrovata alla nascita un bebè calvo. Questo non significa, ovviamente, che il bruciore di stomaco derivi dai capelli che crescendo lo solleticano dal basso! Ma l’ipotesi dei ricercatori e che entrambe i fenomeni derivino da una causa comune, ovvero da qualche ormone della gravidanza che avrebbe effetto sia sulla modulazione dei bulbi piliferi del feto, sia sulla lassità della valvola situata alla bocca dello stomaco, che allentandosi facilita la risalita dei succhi gastrici con gli spiacevoli effetti che tutti conosciamo.
Quanto è evidente l’evidenza?
L’ipotesi è interessante, ma andrebbe supportata da una mole di dati maggiore. Per una ricerca ben costruita, fermi restando gli altri requisiti, la dimensione del campione conta ed è uno degli elementi che concorrono a definire il livello di evidenza di uno studio. Per avere una qualche forza statistica si considera un numero minimo almeno 100+100 soggetti (gruppo di studio + gruppo di controllo).
64 casi è un numero piuttosto ridotto, considerando peraltro che poi nel confrontare i due gruppi (con e senza bruciore di stomaco) i ricercatori hanno confrontato solo le “code” della curva di distribuzione, cioè tagliato fuori quasi un terzo dei casi, quelli nella fascia intermedia… quindi hanno confrontato 28 mamme con gastrite e 12 senza. Quindi per prima cosa non lasciamoci troppo prendere dall’entusiasmo, e aspettiamo dati più corposi, e anche magari qualche spiegazione meno vaga su quali siano i meccanismi ormonali che fanno da anello di congiunzione fra lo stomaco della mamma e la chioma del bebè.
Associazione e relazione causale, non facciamo confusione
Comunque questa ricerca offre il pretesto per chiarire un altro aspetto importante delle ricerche scientifiche: non basta un disegno rigoroso e un campione vasto, poi bisogna anche sapere che cosa fare dei dati che si ricavano, e che vanno interpretati. È qui che spesso si cade nei più clamorosi errori, non tanto a livello dei ricercatori, quanto a quello della divulgazione e comprensione della notizia. Se due fenomeni compaiono insieme, non è ancora detto che l’uno sia la causa dell’altro.
Ecco perché è importante comprendere la differenza fra associazione (correlazione) e relazione causale. Quando due fenomeni aumentano e diminuiscono insieme, si può pensare che uno dei due sia causa dell’altro. Per esempio, se facciamo esercizio il tono muscolare aumenta e viceversa, perché il primo causa il secondo. Ma non sempre è immediatamente chiara la direzione del meccanismo causa-effetto, ed allora ecco che si verifica quell’errore che viene detto di inversione causale. Un esempio che tocca da vicino i genitori è quello che nasce dall’osservazione, confermata anche da diversi studi, che un bambino irrequieto e che piange spesso, viene anche molto allattato e portato in braccio. In base alla teoria di base (teoria del’abitudine o invece teoria dell’attaccamento) la relazione causa-effetto viene percepita in una direzione o nell’altra. Così secondo la teoria dell’abitudine i genitori si sentiranno dire che è colpa loro se il bambino piange ed è capriccioso, perché gli hanno dato «il vizio delle braccia»; secondo la teoria dell’attaccamento invece si sentiranno elogiare e dire che sono dei genitori bravi e responsivi di un «bambino ad alta richiesta»: cioè il bambino è di indole più sensibile e irrequieto, e proprio per questo i genitori lo coccolano di più.
In un altro caso ancora, i due fenomeni sono associati ma semplicemente perché entrambi dipendono da un terzo elemento: ad esempio, in estate aumenta l’acquisto di ventilatori e si va maggiormente in vacanza, ma questo non vuol dire che se compri un ventilatore è più probabile che tu vada in vacanza (magari)!
In questa situazione, entrambi i fenomeni sono effetti di un terzo fattore che è la causa di tutti e due. Sarebbe proprio questa l’ipotesi degli autori della ricerca su gastrite e neonati capelloni!
L’abstract (in inglese) dello studio può essere letto qui.