Coliche: Cosa sono, cosa fare
Parte I – Cosa sono…
Cosa sono le coliche del lattante?
Colpa di ciò che ha mangiato la mamma?
Coliche “gassose”?
Una credenza molto diffusa è che le coliche siano causate da una presenza eccessiva di gas nell’intestino del neonato, tanto che in passato – in effetti spesso anche oggi – venivano chiamate coliche “gassose”. La teoria è stata alimentata dall’osservazione che spesso il bambino sembra avere la pancia gonfia e dopo un certo tempo si libera del gas e sembra calmarsi.
Non solo coliche
Ma allora le coliche non esistono??
Cosa sono: in conclusione
- ancora non c’è una comprensione vera di cosa siano le cosiddette coliche, cioè quei pianti acuti e disperati del lattante che si prolungano per diverse ore e non si calmano con nulla, e che ricorrono più volte a settimana per un lungo periodo di tempo;
- il termine “coliche gassose” è stato abbandonato, perché non pare che siano causate dall’aria nella pancia; è il pianto prolungato a causare inghiottimento di aria;
- spesso si definisce colica qualsiasi pianto di cui non si capisce il motivo. Se in qualche modo (es prendendolo in braccio, allattandolo, eccetera) il bambino si calma, non è colica;
- non c’è un rimedio unico e garantito grazie al quale, se lo fai, la colica passa o non viene, se non lo fai, viene la colica;
- la mamma di un bambino che piange a lungo e spesso ha comunque bisogno di ascolto, comprensione e sostegno.
Parte II – Cosa fare…
Prenderlo in braccio. L’istinto è giustamente di accorrere e prendere subito in braccio il bambino quando piange, coccolarlo e cercare di calmarlo. I bebè sono dotati di polmoni robusti e di un pianto molto forte che è proprio quello che sembra: un sistema di allarme; e le madri e i padri sono provvisti di orecchie sensibili… non è uno sbaglio della Natura!
Allattarlo. Se la mamma allatta al seno, il primo tentativo può essere offrilo al bambino. Se si calma in braccio e con la poppata, il problema è risolto e non importa poi molto sapere qual è la vera causa. Altrimenti, si cerca di indagare meglio e capire quale disagio vive il bambino, dato che nessun bambino piange senza motivo e per il solo piacere di farlo o di dar fastidio ai genitori.
Offrire calma, quiete, conforto. Se il problema è la stanchezza o il sovraccarico di stimoli, spostarsi in un ambiente silenzioso e in penombra, cullare il bambino e parlargli dolcemente, abbracciarlo e verificare che sia confortevole (se ha bisogno di essere cambiato oppure ha caldo, freddo, è scomodo), potrà riportare la calma e aiutarlo ad accettare il seno e/o ad assopirsi e rilassarsi.
Cambiare ambiente. Alcuni bambini piangendo entrano in un loop e hanno bisogno di un cambiamento improvviso per sbloccarsi e riprendere fiato; può essere un cambio di ambiente (ad esempio uscire sul balcone, cambiare stanza) o uno stimolo improvviso (ad esempio accendere l’aspirapolvere o tirare lo sciacquone!). Dopo che il bambino si è distratto un momento e ha cessato di piangere, di nuovo si prova a proporre il seno o il biberon, le coccole, cambiarlo, eccetera.
E se niente funziona?
Rimedi per le coliche
Molti prodotti vengono proposti dalle industrie per placare il pianto dei bambini.
Le cosiddette “goccine” sono prodotti a base di areogel di silice, con proprietà antischiuma: dovrebbero insomma diminuire la schiumosità delle feci e liberare il gas rendendolo al bambino più facile da espellere. Pertanto si basano sulla teoria, che come abbiamo visto nella prima parte dell’articolo non è comprovata, che le coliche siano causate dalla presenza di gas nell’intestino del lattante. Vanno considerate per lo più un business commerciale, che poco ha a che fare col pianto inconsolabile o meno dei bambini piccoli.
Il sondino è un’altra soluzione spesso proposta sempre sulla base della non provata teoria che il problema del bambino sia la difficoltà ad espellere aria o feci. Si propongono i metodi più fantasiosi, e a fianco del tecnologico sondino, già pensato per essere introdotto nel retto e favorire la fuoriuscita dell’aria, vengono utilizzati oggetti improvvisati come la punta del termometro o il gambo di sedano! Dato che a volte a seguito di questo stimolo il bambino evacua e si rilassa, questa viene empiricamente considerata la prova che il problema era appunto la difficoltà ad evacuare. Ma il sondino non è una soluzione a questa difficoltà, nei casi in cui effettivamente il disagio del bambino sia quello: il bebè deve progressivamente imparare ad usare la muscolatura sfinterica per trattenere e rilasciare, e se nei primi tempi può agitarsi o piangere perché non è ancora ben coordinato, imparare a farlo è una tappa ineludibile e che avviene naturalmente, se si ha la pazienza di aspettare. Usare il sondino per affrettare questo processo può essere la causa di un’altra serie di problemi, creando un riflesso condizionato e un’abitudine che sarà poi difficile da togliere. Infilare qualcosa nell’ano del bambino è un’azione intrusiva che non è salutare né fisiologica, e che può anche esporre il bambino al rischio di lesioni delle sue delicatissime mucose(1).
Le tisane. Diversi infusi vengono proposti tradizionalmente per le coliche; il più popolare è la tisana al finocchio, commercializzata sia per adulti che per bambini. È molto importante sapere che non solo questa tisana non è risolutiva per le coliche (che, ricordiamo, non è nemmeno dimostrato che abbiano a che fare con la produzione di gas intestinali), ma contiene sostanze che sono state da tempo identificate come pericolose per la salute del bambino, tanto che in alcuni Paesi sono già state vietate. In particolare l’estragolo, una sostanza aromatica contenuta nel finocchio, è cancerogena e genotossica (si lega al DNA delle cellule) e in 100 ml di tisana è presente in una concentrazione 50 volte superiore della soglia minima di rischio (2). Anche altre sostanze, come l’anetolo, presente nelle tisane di anice e finocchio, vengono escrete nel latte, quando assunte dalla madre; alcuni medici hanno segnalato casi di ricovero di lattanti con sintomi neurologici, regrediti dopo che le loro madri hanno sospeso l’assunzione di queste tisane (che superavano i 2 litri al giorno) (3). Se questo può essere l’effetto tramite il latte materno, che dire delle stesse tisane somministrate direttamente al bambino? I fitofarmaci vanno considerati alla stregua dei farmaci, specie per un bambino molto piccolo, e occorre cautela e un parere esperto prima di prenderli in considerazione.
Altri rimedi. Nella mia pratica ho visto somministrare ai bambini davvero di tutto, dal malto d’orzo al latte di asina, dalla camomilla all’acqua di cottura dei cereali. Nessuna di queste sostanze è stata mai testata veramente né per l’efficacia né per la sicurezza. Ma al di là di tutto, occorre sapere che qualsiasi cosa diversa dal latte materno, introdotta nel periodo di allattamento esclusivo (i primi sei mesi), danneggia e mette a rischio l’allattamento al seno per più di una ragione. In primo luogo, il bambino popperà di meno perché avrà nello stomaco liquidi diversi dal latte, meno o affatto nutrienti; quindi crescerà di meno, si esporrà al rischio di carenze specifiche, e la mamma produrrà meno latte in quanto il suo seno sarà stimolato in misura minore. In secondo luogo, specie in un bambino piccolo, queste tisane vengono in genere offerte con il biberon, il che espone al rischio che il bambino si confonda nella sua tecnica di suzione, diventando meno efficace al seno, causando dolore alla mamma mentre poppa, o cominciando a rifiutare il seno per il biberon; tutte situazioni che possono portare a problemi a cascata e a un rapido declino dell’allattamento al seno.
Strategie inefficaci o inopportune
Quando una mamma non riesce a consolare il suo bambino piangente è disposta a provare di tutto; e i consigli non mancano. Ma non sempre sono utili o innocui.
Ciuccio. Molto spesso si consiglia alla mamma di un bambino con le coliche di offrire al bambino il ciuccio, allo scopo di distanziare le poppate (vedi punto seguente), oppure semplicemente perché si ritiene che il bambino debba essere calmato ma non abbia bisogno di mangiare. Il ciuccio però, specie nel periodo dell’allattamento esclusivo, è un grosso interferente, perché altera il meccanismo di produzione di latte, che è basato sulla domanda e offerta. Il seno viene drenato di meno perché il bambino sfoga la sua suzione al ciuccio, e quindi produce una quantità inferiore di latte rispetto al suo fabbisogno. Infatti la piena alimentazione del lattante avviene solo quando si permette al bambino di effettuare al seno tutto il suo bisogno di suzione, a prescindere dal motivo per cui richiede di poppare. Inoltre il ciuccio, come la tettarella del biberon, può alterare il modo di succhiare del bambino portando a una suzione dolorosa e/o inefficace.
Distanziare le poppate. Spesso alla mamma di un bambino con le coliche (o con il reflusso) viene suggerito di distanziare le poppate, in modo che il bambino abbia avuto tempo di “digerire” la poppata precedente. Si ritiene secondo questa teoria che l’arrivo di nuovo latte quando è in corso la digestione sia causa di disagio e di blocco del processo digestivo. Nulla di più inconsistente, dato che il latte materno, oltre a essere digerito molto in fretta, contiene enzimi che facilitano la digestione stessa. È in sé un digestivo! Quindi paradossalmente il bambino potrebbe volere poppare di nuovo proprio per aiutare questa digestione. Distanziare le poppate causa una serie di conseguenze che vanno in direzione opposta a quella voluta: infatti poppate distanziate significano maggior volume di latte da assumere in una singola poppata, con maggior riempimento dello stomaco e disagio per il bambino; mentre parallelamente mettono a rischio la produzione di latte, perché alterano il meccanismo domanda/offerta dell’allattamento al seno. È inoltre facile che il bambino a cui vengono allungati gli intervalli pianga e venga calmato offrendogli la suzione non nutritiva di un ciuccio, con rischio di alterare il suo modo di succhiare e successive difficoltà a poppare correttamente al seno. Infine, poppate frequenti oltre a determinare il beneficio di un minor volume di latte per poppata, portano a una maggior miscelazione dei grassi del latte materno, il che in caso di coliche potrebbe avere qualche vantaggio, perché riduce la proporzione di lattosio (contenuto nella parte acquosa), uno dei “sospettati” all’origine di disturbi intestinali.
Ruttino. Alcuni genitori o nonni si affannano a far fare il ruttino ai bambini dopo la poppata. Se è vero che aria nello stomaco può causare disagio al bambino, questi sarà comunque in grado di emetterla e fare il ruttino in qualsiasi posizione; se torna su un po’ di latte non è un problema. Ad ogni modo, non è una prevenzione delle coliche, anche perché, come si è detto più volte, queste non dipendono dall’aria ingurgitata durante la poppata.
Diete materne. Alla madre che allatta vengono vietati una quantità incredibile di alimenti, accusati di causare coliche. Come si è già spiegato, queste diete privative sono in genere del tutto inutili perché la colica quasi mai dipende da ciò che si è mangiato. L’atteggiamento di base dovrebbe quindi essere mangiare di tutto, fino a prova contraria, senza improvvisare diete inutilmente restrittive; ogni dieta di esclusione dovrebbe essere pianificata per validi motivi, con attenta valutazione e guida dello specialista (vedere la prima parte di questo articolo per ulteriori dettagli).
Strategie efficaci
Non sempre si riesce a calmare un bambino che piange per un malessere fisico. Oltre all’approccio generale illustrato all’inizio di questo articolo, ci sono alcune cose che la mamma può fare nel caso di un bambino con le coliche, che si sono dimostrate di una certa efficacia per alleviare il suo disagio.
Cullare. Essere portati e dondolati è una strategia calmante istintiva. È rilassante per il bambino non solo perché lo riporta all’esperienza in utero, ma anche perché il movimento ondulatorio e sussultorio di un adulto che cammina e si muove in modo irregolare ha dei benefici documentati sulla sua respirazione, frequenza e portata cardiaca, termoregolazione e tono muscolare. Il dondolìo favorisce anche il funzionamento dell’apparato gastrointestinale, migliorando il tono del colon e la peristalsi (il progredire delle feci nell’intestino) (4)
Usare la fascia. Portare un bambino in fascia, camminando o effettuando le normali attività, consente di unire i benefici del portare in braccio il bambino a quelli del contenimento. I bambini con un problema gastrointestinale trovano beneficio dall’essere addosso a un adulto in movimento; la fascia aggiunge a questi benefici l’esperienza tattile dell’essere avvolto e compreso in un abbraccio. L’esperienza tattile della fascia è più estesa e fornisce anche un senso di stabilità e contenimento che non si ottiene con un semplice abbraccio; per questo motivo risulta benefica andando a sollecitare armonicamente il sistema nervoso neurovegetativo e il nervo vago, che governa tutte le reazioni involontarie del corpo, incluse le reazioni gastrointestinali.
Presa da coliche. Consiste nel tenere in braccio il bambino con la sua schiena poggiata contro il torace dell’adulto, “seduto a seggioletta” sull’avambraccio, in modo che il sederino sta ben infossato nello spazio fra torace e avambraccio e le cosce quindi flesse verso il suo pancino. Questa posizione favorisce la progressione delle feci nell’intestino ed è calmante (vedi immagine di copertina).
Gestione delle poppate. A volte variare la durata, frequenza o modalità delle poppate funziona. Alcuni bambini nella fascia oraria di maggiore agitazione accettano di poppare e si calmano se sono allattati stando in piedi e camminando. Altre volte può giovare non alternare troppo i seni nel corso di una singola poppata; oppure aumentare la frequenza delle poppate. Infatti queste strategie favoriscono una maggior concentrazione di grassi nel latte materno, e questo ha un effetto calmante, oltre a ridurre il volume di latte assunto nella singola poppata e quindi l’effetto di pienezza.
Massaggio “I Love You”. Il massaggio ha di per sé un effetto calmante. Il massaggio I love you (che si può visualizzare con la sigla I-L-U) si ispira alla forma delle lettere che rappresentano questa frase. Con il bambino disteso supino, massaggiare delicatamente il pancino col la mano a palmo aperto, procedendo in senso orario. Si parte facendo la “I” percorrendo il colon discendente; poi la “L” iniziando dal colon trasverso e continuando con il discendente; infine la “U” cominciando dall’inguine destro, risalendo per il colon ascendente, e poi di nuovo il trasverso e il discendente (vedi immagine di copertina).
Giocare d’anticipo. Se i pianti avvengono sempre nella stessa fascia oraria (ad esempio il tardo pomeriggio) può essere un’idea prevenire la crisi offrendo il seno e un momento rilassante di coccole un po’ prima che arrivi l’ora “X”. Si può preparare la cena assieme al pranzo, portarsi avanti col lavoro o lasciarlo fare agli altri, in modo da non accumulare alla fine della giornata troppi impregni stressanti; trasformare questo momento difficile in un momento di relazione col bambino, staccare il telefono, ritagliarsi un momento di calma, preparare un bagno caldo e farlo insieme al bimbo, allattare a letto, senza luci forti o rumori molesti, magari con una bella musica rilassante in sottofondo può essere la strategia vincente per mamma e bambino, permettendo loro di superare questa fase difficile della giornata.
Le coliche sono un’esperienza stressante per la mamma e per il bambino, ma è importante sapere che non è colpa di qualcosa di sbagliato che gli adulti fanno: non è causata dall’allattamento frequente (anzi questo le allevia), non è effetto di una “cattiva abitudine” ad essere presi in braccio (anzi tenere in braccio può calmare il bambino ed è una risposta competente) e anche quando nulla sembra funzionare, la presenza amorevole e le coccole sono di conforto al bambino, che in quel momento sta vivendo un disagio. Per fortuna si tratta di una fase transitoria, che raramente dura oltre il terzo mese, e anche se allattare o cullare non sembra sortire un effetto definitivo, è ciò di cui il bambino ha bisogno.
Antonella Sagone, 21 marzo 2020
Note
- http://pediarisponde.altervista.org/alterpages/5-03cacca.pdf
- Neonati, non sempre le tisane sono un toccasana
- R. Davanzo et al, Acta Paediatrica n.83, 1994.
- Montagu, Il linguaggio della pelle. Garzanti 1975, pp. 124-25.
Questo è senza dubbio l’articolo più equilibrato e utile che abbia mai letto sull’argomento. Il mio bambino ha sofferto realmente di queste coliche, e sono stati mesi difficilissimi per tutta la famiglia. Nessuno riusciva ad aiutarci in quei momenti. E leggere il famoso articolo di UPPA che afferma che le coliche non esistono è stato davvero odioso per me.
Mio marito mi ha aiutato tantissimo, era l’unico che riusciva a inventarsi qualcosa che funzionasse per calmare il bimbo.
Comunque alla fine abbiamo rafforzato la fiducia in noi stessi e nelle nostre risorse e abbiamo imparato come affrontare le coliche, ma è stata durissima, finché non sono finite.
Grazie di questo articolo, tutta questa chiarezza è di conforto per me, anche se è passato un bel po’ di tempo da quella fase.
A quanto pare non è molto probabile che il prossimo bimbo avrà lo stesso problema, ma il pensiero ovviamente ce l’ho.