Allattare in pubblico è una forma di esibizionismo?

Allattare in pubblico è una forma di esibizionismo?

Una foto gettata nei social diventa virale e suscita l’ennesima ondata di discussioni accese sull’opportunità di allattare in pubblico. La foto in questione mostra una donna che ride allegra mentre allatta senza tanti accorgimenti un bambino, seduta al tavolino di un ristorante.

Ed ecco che, in un clima da stadio, si scatenano da un lato gli applausi e le lodi sperticate, dall’altro i commenti e gli aggettivi giudicanti: Inopportuna, indiscreta, esibizionista, egoista, disgustosa, antigienica, addirittura “vomitevole”.

Queste persone che criticano sono, molte volte, persone che in altri ambiti si dedicano agli altri con empatia e abnegazione, e che professano l’ascolto e la tutela dei diritti delle categorie più deboli. Come è possibile dunque che su questo argomento che, come in un altro intervento nella discussione, è stato giustamente definito un “non problema”, si debbano ogni volta scatenare tifoserie, schieramenti, emozioni così forti e giudizi così drastici?

Allattare in luoghi pubblici è stressante per il bambino?

Viene detto a volte che un ristorante o un tavolino all’aperto non siano luoghi adatti per allattare perché il bambino viene distratto dalla confusione, dai rumori, dal vocìo della gente e dalla presenza di estranei. Il bambino piccolo ha bisogno di tranquillità, si dice, i suoi sensi sono particolarmente acuti, e quando si nutre deve sentirsi al sicuro, altrimenti ogni disturbo potrebbe spaventarlo o addirittura portarlo a condizioni croniche di stress. Si parla di “fragilità” del bambino, e di egoismo della mamma che, per godersi le serate in compagnia, sottoporrebbe il neonato a un’iperstimolazione sensoriale per la quale non è pronto né abituato. Ho sentito addirittura ipotizzare che allattare in pubblico potrebbe essere alla radice della metà dei disturbi psicologici degli adolescenti!

Eppure, per milioni di anni le nostre antenate, e ancora per secoli le nostre ave, e ancora oggi le donne in tantissimi luoghi del mondo, hanno allattato mentre vivevano le loro vite nella comunità. E la popolazione adulta in tutti questi secoli non sembra aver sofferto di traumi permanenti per questo! Se in condizioni di vita ben più stressanti di oggi i neonati avessero avuto difficoltà a poppare serenamente al seno, probabilmente saremmo ormai una specie estinta…

Per il bambino piccolo c’è un solo luogo assolutamente sicuro: in braccio alla mamma. Se poi ha libero accesso al seno, è nella sicurezza più assoluta. La fragilità del bambino nei primi mesi si costruisce quando è separato dalla mamma, lasciato da solo dentro una culla o in mani estranee. Lasciato piangere un po’ prima di prenderlo in braccio per non viziarlo. Lasciato a riaddormentarsi da solo senza il seno e le braccia materne per non “creare un vizio”. Ma di questi eventi stressanti, di queste fragilità (indotte) nessuno sembra mai preoccuparsi troppo.

“Poco igienico”

Una reazione che si ripresenta è quella del disgusto accompagnata dall’argomentazione che allattare fuori casa sarebbe “poco igienico”. Questo commento è il più sconcertante, in quanto non c’è alcun senso razionale che possa avvalorarlo. Quando un bambino poppa, l’unica cosa che tocca il seno è la bocca del bambino, e l’unica cosa che va in bocca al bambino è il seno. Certamente se il bambino rischiasse quando poppa al ristorante o in altro luogo pubblico, sarebbe ancora più in pericolo se semplicemente fosse in braccio alla sua mamma nello stesso luogo, con il pericolo di toccare di tutto con le sue manine e poi portarle alla bocca, o di mettersi in bocca oggetti toccati o peggio che sono stati in bocca a chissà chi (come un bicchiere o una posata ad esempio). Ma nessuno dice “che schifo” o giudica egoista una madre che porta con sé il suo bimbo fuori casa, motivando la sua reazione con simili argomenti. In ogni caso, chi si preoccupa di questi aspetti forse è anche influenzato da campagne pubblicitarie martellanti, che spingono le madri ad abusare di disinfettanti nel tentativo di rendere “sterili” gli ambienti in cui soggiorna il bambino, nell’illusione di proteggerlo da chissà quali minacce infettive. Rispetto all’allattamento, poi, contribuisce a questa idea la cultura dell’alimentazione artificiale, che richiede, almeno i primi tempi, la massima igiene e la sterilizzazione di attrezzature come il biberon e il ciuccio. Ma questo non è richiesto nell’allattamento al seno. Il latte materno di per sé è talmente ricco di fattori protettivi che si difende da solo e protegge il sistema immunitario del bambino. E per chi si sente addirittura minacciato dalla presenza di questo liquido biologico, si può dire anzi che un contatto accidentale con qualche goccia di latte potrebbe al massimo uccidere qualche batterio presente sulla sua pelle!

In ogni caso, l’idea che i batteri siano dei nemici e che occorra sterilizzare tutto è molto pericolosa per la salute. Esiste una cosa chiamata “Teoria dell’igiene”, che spiega come l’ossessione di igienizzare ogni cosa porti a una depauperazione del microbioma, con conseguenze gravi per la salute del sistema immunitario. Un approfondimento su questo tema si trova in questo articolo.

Una volta appurato che non c’è alcuna base reale rispetto al timore di contaminazione durante la poppata, non si può che dedurre che questo senso di disgusto derivi, inconsapevolmente, da una associazione fra il seno e la sessualità intesa come qualcosa di “sporco”.

La poppata è una cosa intima?

Tutta questa enfasi sulla poesia e l’intimità, ma anche il pudore, fanno pensare a un’idea dell’allattamento quasi fosse un atto erotico o sessuale. Per il bambino e per la madre non è nulla di tutto questo. È un gesto naturale, tenero ma anche molto semplice che nutre e calma il bambino anche nei luoghi più caotici e rumorosi. Fino a qualche generazione fa il seno non aveva connotazioni erotiche, era ancora chiara la sua funzione materna. Nel periodo vittoriano, quando scoprire la caviglia era scandaloso, una donna poteva estrarre il seno e allattare davanti a tutti, e avrebbe ricevuto solo allegri complimenti e commenti per la salute del bambino.

Chi argomenta sul fatto che un bambino che poppa debba avere bisogno di calma e isolamento sembra non aver mai visto normali madri e bambini allattanti nella vita di tutti i giorni. Un bambino allattato a richiesta va al seno anche 10, 12 volte e più in un giorno, e se ogni volta si fermasse il mondo e la cosa dovesse svolgersi in un’atmosfera di magica intimità, di romantico rapimento – occhi negli occhi, non ci sarebbe spazio per una vita sociale nella giornata della mamma… e anche del bambino! Allattare è anche un gesto romantico, intimo, tenero… a volte! Ma un neonato poppa innumerevoli volte al giorno e lo fa senza fare una piega anche in mezzo alla gente e alla confusione. Questo gli permette di vivere nel mondo e anche di staccarsi ogni tanto e guardarsi intorno e poi ritrovare l’amato seno lì, come la cosa più naturale del mondo. La mamma non deve rinunciare alla vita sociale e nemmeno lo deve fare il bambino. Tutto il resto sono costruzioni culturali.

Si argomenta che la mamma potrebbe organizzarsi in modo da allattare prima o dopo l’evento sociale, oppure tirarsi il latte e quando è in pubblico darlo al bambino col biberon.

Queste osservazioni mostrano prima di tutto che si sa molto poco della fisiologia dell’allattamento: il bambino può richiedere il seno spesso, con ritmi irregolari, il che rende molto difficile prevedere se quando avviene ci si troverà in pubblico. Inoltre biberon e tettarelle interferiscono con l’efficacia della suzione e quindi rappresentano un rischio di declino precoce dell’allattamento al seno. Infine, allattare non è solo nutrire ma anche relazione, coccola, accudimento e quindi non può essere sostituito da un banale metodo alternativo di alimentazione.

Si dice anche: “Beh, se non esiste un luogo per appartarsi, posso capire, ma altrimenti, perché farlo in pubblico?”

Ma è per lo stesso motivo per cui una donna che sta trascorrendo piacevolmente del tempo in compagnia non abbandona il gruppo per abbracciare, baciare o coccolare suo figlio quando ne ha bisogno. Ma perché una madre che allatta dovrebbe sobbarcarsi della fatica aggiuntiva di tirarsi il latte, sterilizzare biberon, portarsi dietro borse termiche e quant’altro? Oppure perché dovrebbe appartarsi ogni volta che suo figlio chiede il seno, abbandonando il piacere di stare a tavola o comunque in compagnia dei suoi amici?

Dietro queste prediche sta l’idea che allattare sia un gesto vagamente indecente che richiede di nascondersi. L’erotizzazione del seno ha scippato a donne e bambini la libertà di allattare restando in compagnia, senza interrompere la loro vita sociale.

Conclusioni

Allattare non è un’esperienza mistica né un atto erotico, è un gesto semplice e quotidiano, che solo la nostra cultura riveste di significati, a volte esageratamente romanticizzati e idealizzati, altre volte di implicazioni morbose, ma in questa distorsione di significato lo rende un gesto emarginante per madri e bambini. La triste verità è che ancora è ben salda l’idea che il seno sia un accessorio erotico per attrarre sessualmente.

Ecco spiegate le reazioni di sconcerto, imbarazzo, indignazione, turbamento o addirittura disgusto suscitate dal vedere un bambino poppare, ovvero, attraverso le lenti colorate della nostra cultura, vederlo impegnato in un’attività che si considera tipici dei comportamenti intimi in una coppia di adulti… così il fantasma dell’incesto inquina e disturba un gesto naturale e innocente che è anche il fulcro della sopravvivenza della specie.

Ed ecco anche come si procede a gettare biasimo sull’allattamento al seno: non si parla mai dei milioni di donne e bambini che quotidianamente allattano senza tanti orpelli e nelle situazioni più banali, non si mostra la semplicità di tante donne che offrono il seno senza clamore od ostentazione, ma anche senza particolari accorgimenti per “non far capire cosa sta succedendo”. Si mostrano invece situazioni spesso estreme: donne che allattano due gemelli, un neonato e il figlio di un’amica, storie inventate di madri che inseguono i figli per allattarli persino sull’altare… oppure si prende una foto magari sgradevole nell’atteggiamento, e la si presenta come emblematica di una presunta categoria di donne che sono esibizioniste perché allattano “senza discrezione”. Come Consulente professionale in allattamento materno (IBCLC) assisto le madri da 31 anni e ancora devo incontrare queste donne che usano il loro bambino allattato per esibire i loro attributi (come se non ci fossero altri sistemi più semplici).

Trovo molto triste che ci siano persone che trovano addirittura vomitevole l’allattamento, e che si spendano tante parole e tanta energia per stigmatizzarlo, giudicarlo o volerne regolamentare l’esercizio, dicendo alle donne come, dove, quando, quanto e per quanto tempo dovrebbero offrire il seno ai loro figli, quando ci sono così tante cose veramente ripugnanti e orribili che avvengono al mondo e a cui sarebbe davvero necessario fare attenzione e rivolgere la propria indignazione.

Vi suggerisco la lettura di questo mio articolo proprio su questo tema, la sua prima versione è di 20 anni fa ma a quanto pare è sempre attuale.

Antonella Sagone, 4 luglio 2024

One thought on “Allattare in pubblico è una forma di esibizionismo?”

  1. Laura ha detto:

    La meraviglia di questo articolo…. Grazie!

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