Per allattare bisogna nascondersi?

Per allattare bisogna nascondersi?

Capita periodicamente di leggere notizie su episodi di intolleranza verso donne che hanno allattato il loro bambino in luoghi pubblici. Donne che allattano vengono con maggiore o minore gentilezza invitate a smettere, a nascondersi in bagni o sgabuzzini o ad uscire da bar, ristoranti, musei, uffici, locali di scuole materne, biblioteche, mezzi pubblici, alberghi, spiagge o parchi.

Invariabilmente a seguito di questi episodi si scatena la discussione in rete e sui media, a volte si verificano reazioni di protesta collettiva, e seguono talvolta le scuse pubbliche dell’istituzione coinvolta. Tutto questo non cambia il fatto paradossale che un gesto tanto normale come nutrire un bambino al seno debba oggigiorno suscitare tanto clamore.

Un po’ di storia

La prospettiva storica ci aiuta moltissimo a capire cosa succede e perché. In Italia, allattare al seno in pubblico fino ad un recente passato era totalmente naturale e non suscitava particolari reazioni (non più che vedere un bambino in braccio alla mamma). Perché allora era ancora la normalità. Appena una ventina di anni fa, anche se le donne che allattavano al seno erano forse meno di oggi, non trovavano difficoltà a farlo ovunque, suscitando nel 90% dei casi solo sorrisi e occhiate intenerite. È stato nei primi anni del nuovo millennio che hanno cominciato ad apparire sui giornali notizie molto saltuarie di donne cacciate dai bar, e facevano notizia proprio per il fatto di essere episodi insoliti.

In tutto il mondo occidentale, allattare al seno è diventata una cosa imbarazzante soltanto da poche generazioni.

In altri Paesi, dove il boom del latte artificiale (come in Inghilterra) è avvenuto una decina di anni prima che da noi, le donne hanno smesso di allattare al seno negli anni venti, per poi riprendere alla grande nel dopoguerra (quando non c’erano soldi per comprare l’artificiale) e calare di nuovo con la ripresa della ricchezza familiare; Nei Paesi dell’est, dove la ripresa economica sta decollando, l’allattamento al seno comincia a declinare ai giorni nostri di pari passo con la penetrazione delle industrie di alimenti per l’infanzia. Anche se può sembrare strano, l’allattamento al seno, nell’Inghilterra vittoriana, era l’unica cosa che non suscitava scandalo… così come oggi, nell’America puritana, è invece una delle poche cose che lo fa.

Negli Stati Uniti le donne per allattare devono nascondersi, indossare vestiti appositamente studiati perché “nessuno se ne accorga”; e gli Stati sono stati costretti a promulgare leggi che sanciscono il diritto delle donne ad allattare nei locali pubblici, poiché vengono spesso cacciate da bar, ristoranti (dove magari c’è la coniglietta in topless), sale d’aspetto, e persino esposte a pubblico ludibrio (come è successo anni fa in un noto talk show) per aver osato allattare in aereo.

E proprio da oltreoceano questo atteggiamento puritano è giunto fino a noi.

Anche su Facebook c’è voluta un’insurrezione popolare per far modificare al social le sue politiche, che assimilavano le immagini di allattamento alla pedopornografia; ma a tutt’oggi, sebbene non sia più così automatico che una foto venga segnalata per questo motivo, non è infrequente che una mamma che ha voluto condividere questo momento di tenerezza in rete si veda l’immagine oscurata per qualche segnalazione anonima.

Ignoranza e pregiudizi

Quello che era sconcertante qui in Italia, in quelle prime avvisaglie di intolleranza, era constatare che a livello di “senso comune” le reazioni erano, fra lettori o fra commentatori sui media, a volte piuttosto tiepide, e c’era chi obiettava che anche la mamma avrebbe dovuto tenere conto del possibile imbarazzo dei presenti e allattare in modo discreto per rispetto di chi poteva venire turbato da un tale spettacolo; c’era anche chi sosteneva che allattare per strada o in un bar fosse poco igienico, e che la mamma avrebbe potuto organizzarsi in modo da non far coincidere gli orari dei pasti del bambino con l’uscita, oppure in modo da utilizzare un biberon per dare il proprio latte tirato al bambino quando era fuori casa.

Oggigiorno le argomentazioni contro l’allattamento in pubblico continuano ad essere molto simili, e si è rafforzata l’idea che allattare in pubblico sia un gesto imbarazzante e indecoroso, tanto che è fiorito il mercato di indumenti per allattare “con discrezione” (per fortuna, da noi non hanno avuto presa certi gadget di oltreoceano, simili alle mantelline dei parrucchieri, in cui impacchettare bambino e seno ad ogni poppata).

Come dovrebbe “organizzarsi” la mamma che allatta e il suo bambino, per conciliare il suo diritto di vivere nella società con quello di evitare turbamenti ad alcuni? La fisiologia dell’allattamento richiede che un bambino vada al seno quando ha desiderio di poppare – non di fare i 5 pasti quotidiani degli adulti (che poi sono molti di più, quanto spesso facciamo spuntini, beviamo un bicchier d’acqua…?). Questo può accadere anche 10 e più volte al giorno, a intervalli irregolari: magari il bambino dorme 5 ore e poi le successive tre va al seno 4 volte… tutto questo è normale nella maggior parte del mondo e lo era anche da noi fino a un paio di generazioni fa… è la fisiologia umana. Non lo è invece seguire le regole del biberon mentre si cerca di portare avanti l’allattamento al seno, che così fra orari, bilance, inutili disinfettamenti del capezzolo, ciucci di gomma e biberon che confondono la suzione del bambino rendendolo spesso incapace di poppare efficacemente dal seno, e per giunta fra regole e pregiudizi assurdi che fanno vergognare la mamma di allattare nell’arco della sua normale vita quotidiana, va spesso “all’aria” molto presto…

La superficialità con cui si richiede alla mamma di condurre diversamente il suo allattamento denota non solo quanto poco si conosca la fisiologia, ma anche quanto poco il latte materno venga valutato, come se fosse una scelta del tutto intercambiabile con quella della formula. Il fatto che le industrie ci abbiano convinto che sia normale e “uguale” dare una bottiglia di plastica con un ciuccio di gomma all’estremità, con quantità fisse di formula artificiale per un numero fisso di volte a intervalli fissi di tempo, significa una sola cosa: che le multinazionali, che non a caso spendono centinaia di miliardi in promozione, hanno lavorato molto molto bene.

Allattare al seno è una forma di esibizionismo?

È frequente anche l’osservazione che le donne che allattano in pubblico in realtà vogliano soltanto farsi notare e farsi guardare il seno. Ma dare il seno al proprio bambino è davvero così esibizionistico?

Chiariamo per prima cosa un fatto: quando una madre allatta, del seno si vede in genere molto meno che con una generosa scollatura. La testa del bambino che poppa copre il seno, e in particolare la parte che va succhiata e che è quella che genera il maggiore raccapriccio. Non è necessario avere armamentari di abbigliamento multistrato per non scoprirsi quando si allatta: basta una canotta da tirare giù e sopra una maglia da tirare su, e tutto ciò che si vedrà sarà un bambino girato verso la mamma, stretto contro di lei. A uno sguardo poco attento sembrerà semplicemente addormentato, e nemmeno un pezzettino di pelle sarà visibile. Quindi che cosa fa scattare reazioni così intense?

Questo tipo di argomenti denota la totale non conoscenza della natura di un normale allattamento al seno, che non è solo un modo per nutrire il bambino, ma una forma di accudimento completo del proprio figlio: un accudimento che non ha orari precisi, come non ne hanno gli abbracci, e che non può essere disinvoltamente delegato a sostituti meccanici del seno.

Leggere questi commenti mi intristisce sempre moltissimo. Soprattutto mi intristisce che si possa anche solo discutere dell’opportunità o meno di andarsi a nascondere per poter allattare. Comprendo il disorientamento di chi ammette di condividere un certo disagio nel vedere una donna che allatta; ma lo comprendo perché constato come è caduta in basso la nostra cosiddetta civiltà, se ci siamo disabituati così tanto a vedere cose che sono totalmente naturali, e che dovrebbero solamente strapparci sorrisi di tenerezza e sguardi di approvazione.

Costruire la cultura della tenerezza

Al di là del fatto se sia o no possibile alla mamma organizzarsi per allattare “con discrezione, è giusto che lo faccia? Ed è un bene per chi? Chi stiamo proteggendo, e da cosa?

Non tutte le azioni fisiologiche, normali e naturali degli esseri umani sono uno spettacolo gradito in pubblico, si dice… si può allattare ma con discrezione e rispetto della diversa sensibilità altrui…

Dove ci porta un simile ragionamento? Che cos’altro, fra le manifestazioni naturali, positive e amorevoli che possono avvenire fra due esseri umani, dovremo mettere al bando? Perché mettere in bocca a un bambino una tettarella di gomma o di silicone attaccata a una bottiglia viene considerato uno spettacolo normale, igienico, sano, educato, persino tenero, e non lo è mettere in bocca a quello stesso bambino la mammella – che molto prima di essere definita un oggetto sessuale, e quindi ahimè nella nostra cultura una parte del corpo da nascondere, di cui vergognarsi, era ed è l’organo preposto per nutrire i nostri cuccioli?

La prima volta che ho letto discussioni di questo genere è stato lo stesso giorno che mia figlia, allora di 16 anni, tornando dal liceo, mi ha riferito che la vicepreside aveva vietato all’interno della scuola… i baci! Perché “non sono cose belle a vedersi”. E in effetti oggi, 13 anni dopo, i baci, complice il martellamento sul distanziamento sociale, stanno diventando davvero un’altra cosa inopportuna da mostrare in pubblico, e sono stati già epurati da tutte le pubblicità, insieme agli abbracci… fateci caso, la “nuova normalità” è già arrivata!

Riguardo al liceo di mia figlia, che tristezza… erano forse belli a vedersi i musi lunghi e le facce ingrugnate, gli sguardi annoiati degli studenti, gli atteggiamenti da bulli, le urla dei bidelli o di certi insegnanti in classe, per non dire di peggio? Il fervore censorio della vicepreside si poteva volgere verso un ampio ventaglio di possibilità ma ha scelto di vietare un gesto vitale, di amore, di contatto piacevole fra due soggetti che si vogliono bene e si “hanno a cuore”: proprio come una mamma e il suo bambino.

Io di mamme che allattano ne vedo a centinaia: è il mio lavoro. Per me non c’è gesto più normale. Ovviamente, se una cosa non viene mostrata in pubblico finisce per essere talmente strana da suscitare stupore, disorientamento, imbarazzo o repulsione… per me c’è una sola cura: restituire a certi gesti la loro normalità. Ridare alla tenerezza il posto che le compete, alla luce del sole. Ricordare che nutrire al seno il proprio bambino quando ne ha bisogno è non solo un diritto sacrosanto (senza doversi nascondere e rinchiudere in qualche sgabuzzino per farlo) ma è esattamente l’unico atto fisiologico previsto dalla natura.

Il rispetto dell’imbarazzo altrui… dove tiriamo la linea? Cosa è lecito o no mostrare in un pubblico bar? Un ampio decolleté si? O no? Allattare no? Baciare si? E se sono due donne o due uomini? E se sono una coppia di anziani, possono baciarsi o è disgustoso? In che modo allattare il proprio bambino “invade” lo spazio di chi sta seduto al suo tavolino a bere un caffè? Allattare è come grattarsi, soffiarsi il naso, ruttare?

In passato, si sarebbe potuto dire la stessa cosa per una donna che mostrasse la caviglia. O nell’America di Lincoln vedere una donna bianca abbracciata a un nero. Sicuramente ci sarebbe stato chi, a una tale vista, avrebbe perso l’appetito e si sarebbe sentito offeso e turbato.

Per fortuna, c’è chi ha avuto il coraggio di farlo in pubblico, e ha rotto il tabù. E oggi, nessuno si sognerebbe di cacciare da un bar una coppia di colore “misto”.

Magari domani il nostro allattamento in pubblico potesse contribuire non solo a rompere il tabù di allattare al seno, ma anche quello che suscita paura, sconcerto e imbarazzo per l’intimità, la tenerezza, la gentilezza e l’amorevole dipendenza affettiva che lega in infinite varietà di modi noi esseri umani!

Antonella Sagone – 25 luglio 2020

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