Svezzamento spontaneo

Svezzamento spontaneo

“Poppa ancora? Ma quando lo svezzi? Lo vuoi allattare fino a 18 anni?”

Queste frasi le mamme che allattano se le sentono dire molto prima che il loro bimbo sappia anche solo muovere i primi passi. E la frase “Ma come! Grande e grossa ancora attaccata alla tetta!” opprime la bimba che poppa molto prima che questa possa ribattere a parole. L’aspettativa della nostra società è che i bambini siano svezzati dal seno non appena hanno cominciato a mangiare cibi solidi in quantità sufficiente, come se allattare al seno fosse solo un modo per “tamponare la situazione” finché il cucciolo non è in grado di nutrirsi “come i grandi”, come se solo ciò che si mangia con il cucchiaio o la forchetta fosse “vero” cibo. L’alimentazione artificiale, ponendosi come standard, ha radicato in noi l’idea fuorviante che l’allattamento al seno sia solo un modo di nutrire il bambino, piuttosto che, come in effetti è, un modo per accudirlo sotto tutti i punti di vista (proteggere la sua salute, dare un corretto input al suo sistema neuro-endocrino-immunitario, confortarlo, riscaldarlo e addormentarlo).

Cos’è la normalità?

Così è difficile pensare che un bambino oltre l’anno possa ancora poppare al seno anche se mangia regolarmente al piatto. Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandi di continuare ad allattare il bambino che mangia cibi solidi, almeno per due anni e, se mamma e bambino lo desiderano, anche oltre, l’allattamento di un bambino che parla e cammina nella nostra società è considerata una strana anomalia, quando non una perversione.

Dato che nella nostra società attuale il bambino allattato è in genere un piccolo di pochi mesi, si associa la poppata alle sole fasi più precoci della vita di un individuo, e vedere poppare un bambino più grande sconcerta perché sta facendo una cosa “da neonato”. Ma in effetti la relazione di allattamento si evolve con la crescita del bambino e un bimbo di due, tre anni o più che poppa al seno non lo fa certo come lo faceva a pochi mesi di vita, così come un bambino grandicello non abbraccia la mamma, gioca o dorme come faceva da neonato.

E dato che da noi lo svezzamento viene in genere imposto parallelamente all’introduzione dei cibi solidi, e cioè – quando va bene – prima della fine del primo anno, ci siamo inoltre convinti che i bambini non vogliano mai svezzarsi, che svezzare sia una cosa che va inevitabilmente intrapresa e condotta dall’adulto, che sarà difficile, che il bambino opporrà resistenza. Tutto vero: ma solo quando la rinuncia al seno materno viene imposta al bambino mesi o anni prima del momento in cui questi sarebbe pronto.

 

Quando smetterà di chiedere il seno?

Perché invece il giorno in cui l’interesse per la poppata viene meno, e semplicemente il piccolo non ci pensa più, arriva per tutti i bambini: anche se è così difficile crederci.

Ma quando avviene questo momento? Se ci si basa sull’esperienza di quelle culture in cui non viene fatto nulla di particolare per svezzare il bambino, questo accade generalmente fra i 3 e i 7 anni, che è anche il periodo in cui il sistema immunitario del bambino è completamente sviluppato, come anche la sua dentatura da latte, e altri aspetti della sua fisiologia sono giunti a maturazione. D’altronde, il bisogno di suzione (che varia ampiamente da bambino a bambino) si esprime in genere proprio in quest’arco di tempo: che sia seno, biberon, ciuccio o pollice, i bambini si disinteressano al succhiare tutti più o meno con gli stessi tempi.

Allora, oggi come non mai, è importante mostrare come non sia necessario soffrire e forzare per condurre il bambino sulla strada della maturità. Le donne e i loro figli hanno diritto di godere pienamente, finché sentono di volerlo fare, della felicità, semplicità e salute di un gesto quotidiano, quello di allattare, che è del tutto normale e fisiologico, senza che questo piacere sia avvelenato da dubbi, paure, vergogna o sensi di colpa. Sapendo che tante donne prima di loro lo hanno fatto e possono testimoniare, insieme ai loro figli ormai adulti, come nessuno poppa per sempre, e come la loro relazione, basata anche a suo tempo sull’allattamento, non ha creato in loro alcuna perversione, alcun danno psicologico.

Oggi come non mai allora ho voglia di raccontare come avviene veramente questo graduale abbandono del seno, quando la mamma (pur fra critiche e perplessità di chi le sta vicino) decide di fidarsi del bambino e di lasciare che sia lui, o lei, a guidare questo percorso.

 

Come avviene uno svezzamento spontaneo

Svezzamento spontaneo significa che un giorno ti rendi conto che il tuo piccoletto di 2 o 3, o 5 anni forse si è svezzato… forse!

Insomma, viene il giorno che alla solita domanda “poppa ancora?” risponderai “non lo so”.

Com’è possibile? Eppure è così. Perché negli ultimi giorni, o settimane, o mesi di uno svezzamento spontaneo il bambino non poppa tutti i giorni, ma in modo molto saltuario; possono passare diversi giorni senza che chieda il seno, magari una settimana o più; poi arriva quel momento di tristezza, o tenerezza, o cade e si fa male, ed ecco che chiede ancora…

E così tu dici: ah, ecco, allora non si era svezzato.

Ma poi arriva il momento in cui davvero “la poppata successiva” non arriva più. E alla fine gli chiedi esplicitamente se vuole poppare, e lui o lei ti risponde tranquillamente di no: non ne ha più interesse.

È un po’ come quando il bambino non ha più bisogno del pannolino: chi ha vissuto quel momento sa di quel pacco iniziato di pannolini che resta dentro casa per mesi “per sicurezza”, prima che ci si decida a farne solennemente regalo a qualche amica che ne ha ancora bisogno…

ma alla fine si prende atto che il bambino è cresciuto e si sta dedicando a cose diverse: ha ancora bisogno di noi, ma non del nostro seno.

Ecco come funziona: molto semplicemente, senza bisogno che la mamma o che il padre o che altri “facciano” alcunché. Lo svezzamento non diventa un rito di passaggio, una cesura, un passo obbligato che segna un taglio netto fra il prima e il dopo, fra la vita di lattante e quella di bimbo “grande”. Non è un evento che l’adulto impone, e nemmeno una decisione che il bambino prende: è un processo, che porta lentamente il bambino su altri lidi, senza colpo ferire e senza bisogno di forzature, di trucchi, di compensazioni, di incentivi, di ricatti o di distrazioni.

Occorrono solamente due ingredienti molto semplici da usare (ma molto difficili da apprendere nel nostro mondo): la fiducia nelle capacità del bambino di fare ciò che è giusto per lui al momento giusto per lui, e la pazienza di aspettare i suoi tempi, godendosi il presente fatto di intimità e coinvolgimento profondo.

Antonella Sagone, 16 gennaio 2021

One thought on “Svezzamento spontaneo”

  1. Ilaria Angeli ha detto:

    Pienamente d’accordo anche se questo aspetto…ho esperienza del 1’ allattamento naturalmente conclusasi a 5 anni e mezzo, ora sono al secondo ( in svolgimento). Col primo, negli ultimi mesi prima di lasciare, passavano giorni senza che venisse richiesto nulla…poi quando ha iniziato ad addormentarsi sempre senza alcun bisogno di contatto, non è più tornata indietro. Ora mia figlia ha 11 anni e non ha alcun problema di integrazione sociale o disturbi strani. ☺️ È una ragazzina speciale come tutte…

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