Crescere e accudire un bambino “dotato”

Crescere e accudire un bambino "dotato"

Molti genitori si preoccupano se il loro bambino non rientra negli standard nel raggiungere le varie tappe di maturazione, se parla, cammina, controlla l’igiene personale, mangia da solo o dorme tutta la notte più tardi rispetto alla media.

Ma raramente si parla di quei bambini che invece sembrano particolarmente precoci, che si alzano in piedi, gattonano, parlano fluentemente prima degli altri. Eppure questi bambini pongono ai genitori situazioni impegnative e interrogativi non semplici su quale sia il modo migliore di accompagnarli nella loro crescita.

Un compito stimolante ma incerto

Un bambino molto piccolo capace di argomentare con chiarezza espressiva, lucidità e indipendenza di pensiero può spiazzare, e richiede all’adulto un elevato livello di onestà e riflessione per rispondere alle sue insaziabili domande. Può avere un intenso bisogno di esplorare, di sperimentare, di verificare concretamente per appagare la sua voglia di comprendere l’universo; può annoiarsi più facilmente di altri, e a volte pretende di avere accesso a strumenti e fonti di informazione abitualmente riservati a bambini più grandi.

I genitori si pongono molte domande: Fino a che punto la sua precocità va incoraggiata? Occorre offrire maggiormente stimoli a questi bambini che sembrano così affamati di occasioni di apprendimento? Oppure la loro impazienza va raffreddata e ci si deve adoperare per divergere la loro intensa concentrazione su attività più consone alla loro età, per esempio lesinando i libri ai bambini che imparano precocemente a leggere da soli e incoraggiandoli invece a spendere più tempo all’aperto, a giocare con i loro pari, a fare attività fisica? Come genitori, saremo alla sua altezza?

I genitori non hanno guide o indicazioni certe e spesso si trovano a improvvisare, con il timore di dare a questi bimbi troppo oppure troppo poco.

Attenzione alle aspettative troppo alte

Un bambino dalla curiosità molto viva, che impara da solo, prima dell’età scolare, a leggere e scrivere, a suonare uno strumento, a disegnare o a riconoscere i numeri e fare calcoli, non va represso in questo suo slancio. Può infatti annoiarsi con i giochi e gli stimoli abitualmente proposti alla sua età e chiedere di più, e in questo non c’è nulla di male, finché tali stimoli sono proposti in modo non strutturato, come condivisione di interessi degli adulti, e offrendo un’alternanza fra stimoli intellettuali e attività di relazione o di movimento.

Ma questo è diverso dal trasformarsi in insegnanti o in coach che spingono intenzionalmente il bambino verso attività di studio avanzate.

Occorre fare innanzitutto una distinzione. Alcuni bambini sono effettivamente molto dotati dal punto di vista intellettivo e mantengono questa capacità in tutto l’arco della loro vita. Altri bambini sono semplicemente precoci, cioè arrivano prima di altri a determinate tappe dello sviluppo intellettivo. Questi bambini a volte si allineano con i loro coetanei più avanti negli anni; ecco un altro motivo per cui occorre sempre guardare al bambino come persona e non soltanto a ciò che sa o fa, anche quando queste cose sono fuori dell’ordinario.

Aspettative troppo alte, generate dalla precocità di un bambino nei suoi primi anni, possono portare a pretese molto elevate, e a reazioni di delusione o biasimo se ogni tanto quel bambino o quella bambina ha una prestazione semplicemente in linea con la sua età! Questi bambini col tempo possono sviluppare un senso di inadeguatezza o sentirsi sempre sotto pressione, obbligati a soddisfare le aspettative degli adulti per essere pienamente apprezzati.

Insomma va bene offrire al bambino dotato o precoce stimoli adatti alla sua mente brillante, finché questo sazia la loro sete di sapere; ma attenzione a tenere d’occhio sempre le sue reazioni, e accogliere i momenti di stress o incertezza, mandando così il messaggio che l’amore e l’apprezzamento che riceverà sono incondizionati, e non dipendono da quanto è bravo o brillante.

Il lato emotivo

Un bambino precoce dal punto di vista dell’intelligenza e competenze non è necessariamente ugualmente precoce anche dal punto di vista emotivo, cioè occorre fare uno sforzo e ricordarsi che è un bimbo comunque piccolino. A volte si tende a trattare questi bambini aspettandoci da loro una maturità emotiva che invece non hanno ancora, cioè si pensa che dato che sono così intelligenti, abbiano anche una competenza emotiva o sociale più avanzata rispetto alla loro età, ma questo in genere non succede.

Il bambino o la bambina potrebbe trovare affinità intellettuali con bimbi più grandi, ma si troverà impreparato dal punto di vista emotivo, perché su quel piano sarà probabilmente indietro, più ingenuo, più grezzo nella gestione e comunicazione delle emozioni.

I genitori possono essere davvero di aiuto sostenendo i bambini precoci mentre si avventurano in un mondo più grande di loro, e accogliere e accettare le loro emozioni, che possono essere intense come possono esserlo le loro frustrazioni, anzi possono provare frustrazioni maggiori di altri bambini della stessa età, perché hanno più idee, desideri, aspirazioni, pensieri per la testa, ma non possiedono ancora una competenza sociale e un “alfabeto dei sentimenti” per comprenderli, definirli e comunicarli agli altri.

Parlare insieme ai bambini non solo degli oggetti del mondo concreto, ma anche dei sentimenti, delle emozioni, le proprie e le loro, dando un nome anche alla rabbia, tristezza, gioia, confusione, frustrazione o eccitazione, potrà aiutare questi bimbi a definire meglio ciò che succede in loro, a dare un nome a quello che provano e a parlarne con la mamma e il papà.

È anche utile incoraggiare questi bambini ad esprimersi attraverso attività creative, come la musica, il disegno, la danza, anche non strutturate ma il più possibile spontanee, perché il piano dell’arte e della creatività è un altro canale privilegiato per esprimere le emozioni.

Quanto è difficile socializzare?

Il bambino dotato spesso vive una vita più solitaria di quella dei suoi coetanei, perché ha difficoltà a trovare con chi condividere quello che ha dentro. Può essere facilmente deriso o isolato perché quello di cui parla o che gli interessa non è comprensibile o non è interessante per i suoi coetanei; questi possono anche, a loro volta, essere invidiosi perché al bambino riescono cose che gli altri non sono capaci di fare; così il bimbo dotato può diventare vittima di bullismo, essere sminuito, ridicolizzato o emarginato.

Nel gruppo dei coetanei, essere sempre “un passo avanti” non è una benedizione. Il bambino si può sentire diverso, può trovarsi stretto nei metodi, contenuti e tempistica proposti a scuola e limitato nel livello verbale e di gioco dei suoi coetanei, perché materialmente non comunica. Così può cercare la compagnia dei bambini più grandi, ma loro possono ignorarlo o rifiutarlo perché lo vedono più piccolo.

Un bambino precoce può annoiarsi ed estraniarsi dal gruppo, o sviluppare comportamenti oppositivi; può anche tendere a deprezzarsi, ad allinearsi alla narrazione esterna che viene fatta di sé come persona stupida, stramba, lunatica, perché da bambini è talmente importante l’inclusione sociale che si è persino disposti ad accettare la narrazione negativa che viene fatta su di sé, pur di avere il proprio posto all’interno del gruppo.

Ecco perché il bambino precoce ha bisogno quanto e più degli altri bambini di affiancamento, di imparare a comprendere il significato di certe reazioni ostili o di chiusura degli altri, e a rapportarsi ad un mondo di individui che non vanno alla sua stessa velocità.

Ecco anche perché è così importante trovargli frequentazioni adatte, persone che lo capiscono,

la compagnia di bambini e bambine che siano ugualmente sensibili e recettivi. Bastano due o tre amici o amiche speciali, sulla stessa lunghezza d’onda, per fare la differenza.

Fondamentale è la presenza di qualcuno che non solo riconosca le doti del bambino, ma che comprenda anche i suoi sentimenti, ascolti e faccia contenimento emotivo, in modo che possa mantenere il suo senso di giustezza interna e la sua integrità, che sia in grado stimarsi, di dirsi: “Io vado bene, gli altri non capiscono ma non perché io non valgo”.

Gli adulti non possono che “navigare a vista” seguendo il proprio bambino: è lui la bussola da seguire per mantenere la rotta del loro essere genitori.          

Antonella Sagone, 7 agosto 2021

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