Ciò che i bambini sanno
La comune convinzione, nel nostro mondo, è che gli adulti sappiano quello che succede e perché, quello che va fatto e perché, di cosa hanno bisogno non solo per se stessi ma anche per il proprio prossimo. In particolare, gli adulti saprebbero di cosa il bambino ha bisogno e quali situazioni e comportamenti sono opportuni e benefici per lui e quali invece sono da risparmiargli o impedirgli per il suo bene. Insomma l’adulto avrebbe la funzione di “introdurre” il bambino al mondo degli adulti, spiegandogli non solo ciò che avviene intorno a lui, ma anche come lui stesso si sente e perché, aiutandolo a modellarsi verso un comportamento e un modo di percepire la realtà che sia aderente alla visione adulta e che gli permetta di adattarsi al mondo nel quale dovrà vivere.
Il bambino sarebbe una specie di ingenuo selvaggio che non sa nulla, che facilmente si turba per un nonnulla, che non è capace di valutare le conseguenze delle sue azioni se non a breve termine e in modo semplicistico, che soprattutto non sa ancora i modi per relazionarsi agli altri, per cui gli va “insegnato” il comportamento civile.
Il bambino è competente
In realtà l’adulto sottovaluta le competenze del bambino almeno quanto sopravvaluta le proprie. Il bambino ha una profonda competenza sociale, sa cioè molto bene valutare, per capacità innata, le sue emozioni e quelle altrui, e molto presto impara a comprendere gli intimi effetti reciproci che nascono dai rapporti umani. Dopo i primissimi anni di vita, un bambino è anche consapevole di pensare, e sa che gli altri pensano: si chiama capacità di “mentalizzare” ed è ciò che fa sì che, quando un bambino vede una cosa nuova, non guardi la cosa, ma guardi l’adulto che guarda la cosa, per “leggergli nella mente”, o meglio negli occhi, di che si tratta.
Il bambino è anche molto competente per quanto riguarda i suoi bisogni e i suoi sentimenti, ha un suo senso di “giustezza interna” che gli segnala con immediata certezza in ogni momento come si sente e cosa gli serve. Un senso spesso misconosciuto, tanto che il bambino viene forzato sistematicamente, “per il suo bene”, a mangiare quando non ha fame, a dormire quando non ha sonno, a coprirsi quando non ha freddo, a stare fermo quando avrebbe bisogno di correre, ad essere felice quando è triste e a divertirsi quando si annoia.
I sentimenti del bambino vengono negati, minimizzati, travisati; i suoi slanci di sincerità giudicati inopportuni, smentiti o messi in ridicolo da un universo di adulti che ormai non si rendono nemmeno conto di mangiare, dormire, coprirsi e correre in obbedienza a norme e stimoli esterni e non secondo i loro bisogni profondi.
Insomma è molto più facile che siano gli adulti a non essere competenti, a causa dell’opera di travisamento e disorientamento che a loro volta hanno subito nell’infanzia.
Tutto questo l’ho appreso e studiato, letto su libri e compreso nel lungo lavoro di condivisione con altri genitori. Ma prima ancora di questo, l’ho imparato dai bambini stessi. Per questo motivo vorrei rendere merito a mio figlio che per primo mi ha aperto gli occhi su questa verità, con un tema che ha scritto quando era appena adolescente. Ve lo riporto qui sintetizzato.
Quando si ragionava senza l’auto di nessuno
Negli ultimi anni l’uomo non riesce più a fermarsi un attimo, non si riesce più a seguire i fatti dei nostri tempi; si parla, si pensa, si mangia, si studia e si cammina veloci, non ci si riesce a fermare, a pensare lentamente, è come se usassimo una videocassetta e la mandassimo avanti velocemente. Quando avviamo il nastro (da bambini) va più lenta, facendoci riflettere sulle cose più importanti: i bambini, che stanno all’inizio del nastro, si divertono non avendo tanti obblighi, riescono a pensare al cielo in una giornata di inverno o al migrare degli uccelli o alla fresca mattina di primavera.
Una società che va veloce e non riflette non è più una società ma un’orda di gente frenetica, un gruppo di individualità immerse nella propria solitudine.
L’uomo è l’unica razza che agisce e poi riflette, si sta distruggendo, prolifica e continua ad andare verso la sera della vita.
Le razze senzienti sono tante su questo pianeta e noi ci riteniamo gli unici; anche un piccolo verme è senziente, agisce pensando, prolifica e rende fertili i terreni; noi lo utilizziamo per pescare i pesci, riusciamo ad uccidere due animali nello stesso tempo senza fare niente; uccidiamo altri animali intelligenti quanto se non più di noi ritenendoli semplici bestie.
Fermiamoci e pensiamo a queste cose, ricordandoci che una volta non eravamo così egoisti, pensiamo a quando eravamo svegli e non così addormentati, ricordiamo quando da bambini ragionavamo senza l’aiuto di nessuno.
Ad un certo punto qualcosa dentro di noi si addormenta ed è raro che riusciamo a ritrovarlo, quando succede questo si diventa poeti, scrittori, si cerca di fare qualcosa per il prossimo, per svegliarlo.
Quando uno si risveglia si accorge che ha dormito per anni e non si era reso conto fino ad allora di ciò che succedeva nel mondo.
Risvegliarsi dal sonno
Quando ho letto questo tema ho riflettuto a lungo su quanto la mistificazione di cos’è l’infanzia avesse offuscato le idee anche a me. Anche io ero “addormentata” e dovevo seguire l’esortazione di mio figlio, ricordarmi di quando, da bambina, ragionavo con purezza e indipendenza di pensiero. Ricordarmi, e aprire gli occhi sul fatto che i bambini ragionano, mediamente, molto meglio degli adulti. Vedono più chiaramente la loro natura e quella del loro prossimo. Comprendono senza sforzo l’interdipendenza di tutti i viventi, e anche dei viventi con le cose “inanimate”. Non hanno paura della verità, anche quella più cruda. Non hanno paura dell’amore e della rabbia, di nuotare nei sentimenti. Non hanno paura di chiedere aiuto e di esprimere i loro bisogni le loro vulnerabilità; sono ancora in grado di dire sì quando è sì e no quando è no.
Sono capaci di vera, assoluta attenzione. Percepiscono tutti i dettagli dell’universo multiforme in cui sono approdati; sanno sentire anche il rumore dell’erba che cresce.
Finché non interveniamo noi adulti a confonderli, i bambini sanno benissimo cosa succede in loro e intorno a loro, e anche negli animi di chi è loro accanto. Sono capaci di autentica empatia, non solo per i loro simili, ma anche per i loro dissimili. Sono pronti a rispettare persino la foglia secca, il sasso. Hanno il senso della bellezza, e la sanno scoprire anche in una goccia d’acqua, in un’ombra, in un soffio di vento. Sono in armonia con le correnti dell’universo.
Sono, davvero, poeti nel senso più ampio; filantropi nel senso più ampio.
Siamo grati ai loro insegnamenti, umili davanti alla loro sapienza. Se ci lasciamo prendere per mano forse ci condurranno di nuovo in quel mondo dimenticato, dove il tempo scorreva lentamente, i nostri occhi erano aperti ed eravamo una società di anime e non un’orda di solitudini.
Grazie molto bello
Noi adulti siamo imprigionati da tanti paletti, ho imparato a disobbedire da nostra figlia, non è stato semplice, ponendomi in ascolto, adesso cercherò di imparare dal nostro nipotino, sarà una esperienza incredibile, sì, lui dà importanza anche ad una foglia secca!