Alcool e allattamento: fa davvero così male?

Alcool e allattamento: fa davvero così male?

Durante la gravidanza è ormai nozione acquisita che l’alcool sia totalmente controindicato: infatti attraverso la circolazione placentale arriva subito al feto e può causare danni anche gravi.

Ma quando il bambino è nato, molte donne sperano di poter tornare a godere di un consumo moderato di alcool, anche se stanno allattando. Anzi, una certa tradizione popolare incoraggia a bere birra sostenendo che “aiuta a fare latte”.

Purtroppo questo è un altro mito senza nessun fondamento scientifico; mentre l’assunzione di alcolici durante l’allattamento non è privo di rischi.

Ogni donna prende decisioni in base a tanti aspetti della sua vita, e a volte non seguono del tutto gli standard consigliati: ma per decidere in autonomia e serenità è importante prima essere veramente informate in base alle evidenze scientifiche più aggiornate.

Cosa dicono le ricerche

Sono da decenni noti ai ricercatori i potenziali problemi di salute nel bambino, che l’assunzione materna di alcool può comportare. In breve, si afferma che l’uso di alcool può avere effetti dannosi sul bambino allattato, e può causare sedazione sia nella madre che nel bambino; pertanto le madri dovrebbero essere incoraggiate a non usare queste sostanze e dovrebbero ricevere sostegno e opportunità per mantenersi astemie. Diversi studi hanno mostrato come l’alcool inibisca il riflesso di emissione del latte, per cui è documentato che se la mamma ha assunto alcool, il bambino allattato subito dopo ottiene meno latte.

Il farmacologo Tomas Hale, autorità su farmaci e allattamento (uno dei massimi esperti mondiali) e autore del manuale Medications and Mothers’ milk, riferisce che il picco massimo di etanolo nel sangue di una donna che assume alcool è da 25 minuti a 1 ora e mezza dopo l’assunzione; i tempi di smaltimento variano secondo tanti fattori che è difficile valutare, ma in pratica l’alcool nel sangue si dimezza dopo mezz’ora dal picco, quindi per sparire ci vuole almeno un’ora e mezza (ma potrebbero essere anche 3 ore e mezza), dipende da queste variabili individuali. Il rapporto latte /plasma è = 1, che significa, tanto alcool c’è nel sangue, tanto alcool è nel latte in ogni dato momento. La dose relativa del bambino rispetto alla concentrazione nel sangue materno è del 16% quindi significativa. La dose relativa del lattante esprime il rapporto fra l’alcool assunto quotidianamente dalla mamma (espresso in milligrammi per chilo corporeo) e l’alcool che attraverso il latte assume quotidianamente il bambino (sempre mg per kg). Quindi, anche se l’alcool assunto dalla madre passa nel suo sangue (e nel latte) nella misura del 2% circa, il bambino è più piccolo, pesa di meno e il suo fegato è più immaturo e quindi su di lui ha un impatto maggiore, e inoltre ci mette più tempo a essere smaltito. Naturalmente più il bambino è piccolo, più lento sarà lo smaltimento dell’alcool, perché l’enzima che presiede al suo metabolismo è lo stesso che opera per metabolizzare la caffeina. Questo significa che un bambino molto piccolo, se l’assunzione di alcool da parte della madre è regolare, potrebbe andare incontro a un’accumulazione nel suo sangue.

La Accademia Americana dei Pediatri conferma i potenziali effetti di rischio per il bambino allattato, e raccomanda di aspettare almeno 2 ore prima di allattare il bambino. Aggiunge che non serve la birra per far latte: si tratta di una diceria senza basi scientifiche. L’alcool inibisce inoltre nella madre il riflesso ossitocinico, rendendo più lenta e meno vigorosa la discesa del latte.

Alla domanda se l’alcool è pericoloso in allattamento, la AAP risponde:

“Poiché l’alcool attraverso il latte materno passa al bambino, sarebbe meglio che le donne evitassero l’uso abituale di alcool quando allattano. Spesso si dice che bere birra aumenti la produzione di late, ma si tratta di un mito metropolitano, le donne dovrebbero essere informate che questa credenza è falsa.  Gli studi suggeriscono che qualsiasi bevanda alcolica può ridurre la quantità di latte assunta dal bambino. Inoltre, può alterare il gusto del latte, per cui alcuni bambini potrebbero rifiutarlo.

Se una donna decide di bere un alcolico, sarebbe meglio farlo subito dopo aver allattato o tirato il latte, e non prima, e aspettare almeno due ore dopo aver bevuto, prima di allattare o tirarsi il latte di nuovo”.

Gli effetti negativi dell’alcool

La ricercatrice Julie Mennella, che ha lungo studiato il passaggio di sostanze (cibi, bevande, fumo, alcool eccetera) nel latte e i relativi comportamenti dei bambini, ha effettuato una revisione degli studi sull’alcool in allattamento.

Produzione di latte. Gli studi mostrano che la produzione di latte decresce nelle ore immediatamente successive all’assunzione di alcolici. Se il bambino poppa in queste ore si è visto che, rispetto a bambini le cui madri hanno assunto bevande analcoliche, assume quantità inferiori di latte, anche se la quantità di tempo e l’energia della suzione è la stessa nei due gruppi di bambini. L’alcool incide sia sul riflesso di discesa del latte, sia sulla vera e propria sintesi. Non sono note ricerche che abbiano misurato se questa riduzione della produzione possa cronicizzarsi in caso di assunzione quotidiana. Un aspetto problematico è che le madri non sono consapevoli di questo ridotto apporto di latte al bambino, e forse è questo il motivo per cui credenze come quella che bere moderatamente favorisce la produzione abbiano resistito così a lungo.

Sonno materno. È noto che l’adulto che a assunto alcolici può avere un sonno più pesante. Questo rende insicuro condividere il letto con il proprio bambino, per cui si raccomanda accogliere il proprio bebè nel lettone solo se i genitori sono sobri.

Sonno del bambino. I bambini hanno periodi di sonno REM (con sogni) molto più lunghi di quelli degli adulti; è proprio questo tipo di sonno che viene ridotto nel bambino che ha poppato da una donna che ha assunto alcool in precedenza. Il risultato è che i bambini allattati da madri che assumono alcolici dormono per periodi più brevi di tempo e la qualità del loro sonno è alterata.

Sviluppo motorio. Alcuni ricercatori hanno messo a confronto bambini le cui madri bevevano abitualmente (almeno un’assunzione quotidiana), e figli di bevitrici abituali che erano nutriti artificialmente, e hanno rilevato che il loro sviluppo motorio era leggermente ma significativamente più lento.

Assuefazione. Non ci sono studi longitudinali su come l’assunzione di alcool tramite il latte, sia pure a dosi basse, possa incidere su una maggiore propensione per gli alcolici in età giovanile o adulta: tuttavia si sa che il latte cambia sapore, e si sa che il bambino succhia con maggior intensità quando l’alcool è presente (proprio il tasso di alcool, non il sapore), sebbene ottenga meno latte. Uno studio ha mostrato che i figli di genitori alcolisti riconoscono l’aroma dell’alcool e, di fronte a un assortimento di giochi fra i quali uno è stato aromatizzato all’alcool, preferiscono manipolare e mettere in bocca quest’ultimo per più tempo, mentre per i bambini che non hanno genitori bevitori, questo non succede. Esiste quindi un ragionevole dubbio che il bambino possa abituarsi all’alcool e quindi avere maggiore propensione poi ad abusarle nell’adolescenza o età adulta: n rischio che nessuna madre vorrebbe correre.

Non serve buttare il latte

Spesso si pensa che sia sufficiente tirare il latte “inquinato” da una data sostanza e poi offrire al bambino il seno con nuovo latte più “pulito. Ma le cose non funzionano così con l’allattamento. Le sostanze non si muovono in una sola direzione, dal sangue materno al latte, ma fanno anche il percorso inverso. Come per i vasi comunicanti, all’aumento e alla diminuzione nel sangue materno di una sostanza (compreso l’alcool) corrisponde nel latte un parallelo aumento e diminuzione. Anche se nel seno si raccoglie del latte ricco di alcool perché la mamma ha appena bevuto un bicchiere, via via che con il passare delle ore quell’alcool viene smaltito ed eliminato dal sangue, quello presente nel latte viene “richiamato indietro” nel circolo materno. Quindi non c’è motivo di tirarsi il latte né subito dopo aver bevuto, né in seguito prima di riattaccare il bambino: la sola cosa necessaria e sufficiente è aspettare qualche ora prima di allattare di nuovo.

Conclusioni

L’impatto degli alcolici sull’allattamento non può essere minimizzato, specie quando il loro consumo è abituale. Certo, c’è differenza fra bere due dita di vino durante il pasto, o un superalcolico o una quantità maggiore o frequente di birra. Tuttavia, non esiste in sé una quantità di alcool che possa essere considerata sicura, tanto da allattare senza porsi problemi.

Naturalmente più il bambino cresce e minore sarà l’impatto di un bicchiere di vino assunto dalla mamma; ma comunque, e semplificando, se beve la mamma, beve anche il bambino; come non faremmo bere direttamente al bambino un bicchiere di vino, nemmeno allungato con l’acqua, così dovremmo porci lo stesso dubbio se offrire il seno subito dopo aver bevuto.

Nelle prime settimane si suggerisce quindi di non assumere nemmeno basse dosi di alcool (ricordiamo che questo incide anche sulla produzione di latte); successivamente, con buon senso e cautela, ed evitando totalmente gli alcolici, è possibile occasionalmente assumere piccole quantità, evitando però di allattare il bambino nelle 2-3 ore successive.

Fonti:

  • American Academy of Pediatrics, Is alcohol harmful while breastfeeding? FAQ online.
  • Hale T., Medications and Mothers’ milk, Hale Publ. 2010, pp.382-84.
  • Heil SH. Et al, Ethanol and lactation: Effects of milk lipids and serum constituents. Alcohol 1999;18:43-48.
  • Mennella J., Alcohol’s Effect on Lactation. PMCID: PMC6707164.
  • Mohrbacher N., Breastfeeding answers made simple. Hale Publ. 2010, pp. 533-536.
Antonella Sagone, 18 giugno 2021

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