E se il latte mi va via?

E se il latte mi va via?

Il “peggior incubo” di ogni mamma… per lo meno, nella nostra cultura niente è più frequente del timore che il proprio latte sia insufficiente. L’idea è di per sé curiosa, dato che le donne non in grado di produrre latte a sufficienza, anche se esistono, sono una percentuale davvero minima, probabilmente meno dell’1% delle madri… Tuttavia, la nostra cultura sembra fermamente convinta che avere latte sia una questione di fortuna, e che questa fortuna, prima o poi, ci volterà le spalle. E i fatti sembrano dar ragione a questo mito, dato che ben poche donne arrivano ad allattare senza difficoltà e a lungo quanto avrebbero voluto.

Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi questi allattamenti falliscono non per esaurimento delle “forniture” di latte, ma per le interferenze all’allattamento che continuamente una madre trova sul suo percorso: consigli errati, scoraggiamento, separazioni immotivate e precoci fra mamma e bambino, oggetti sostitutivi del seno (ciuccio, biberon, paracapezzolo) capaci di alterare la suzione del bambino e renderla poco efficace, con conseguente declino della lattazione.

Per approfondire questo argomento, potete leggere il mio articolo “Avere latte è una questione di fortuna?”.

Le madri sono quindi quasi sempre perfettamente attrezzate per allattare, e i bambini nascono ben attrezzati per poppare; eppure, il timore di restare senza latte a volte inizia già in gravidanza.

Ecco alcune testimonianze:

Ho vissuto il mio primo allattamento con questa costante orribile sensazione, a cominciare dalle dimissioni dall’ospedale con l’indicazione di dare aggiunta di LA… e intorno a me il velo di giudizio nel parlare del mio tentare di fare di tutto come di un impuntarsi, di un volere a tutti i costi ignorare l’evidenza del mio avere poco latte per aderire ad un’immagine ideale di mamma… È stato sofferenza, senso di colpa, senso di inadeguatezza, solitudine… a ripensarci provo tenerezza per quella me che con un’aggiunta da 30 gr (tanto bastava perché il mio bimbo continuasse a crescere accettabilmente) compensava una mancanza che pesava come un macigno.

Piangeva per necessità di contatto ma mi avevano instillato il dubbio di avere poco latte o poco nutriente e che piangesse per questo… Ricordo quel giorno mi sono sentita morire….meno male che poi ho iniziato a “leggere” la mia bambina.

Nonostante mio figlio crescesse a dismisura ho sempre avuto il terrore di ‘perdere’ il latte, anche se razionalmente sapevo che era un timore infondato.

mi è successo sia con la prima figlia che col secondo: credo sia dipeso dall’insicurezza, dalla non conoscenza di me stessa, della perfezione di come il buon Dio ci ha create, dal non supporto esterno a causa appunto dell’ignoranza sull’argomento, anche tra i pediatri.

I segni che fanno paura

Ci sono alcuni “segni” e situazioni che più frequentemente di altre mettono in allarme la neomamma. Quando ci sono segnali che fanno sospettare un problema è giusto approfondire, e a volte c’è davvero qualcosa da migliorare nella gestione dell’allattamento. Ma tante volte si tratta di falsi allarmi, timori che nascono soltanto dalla discrepanza che c’è fra i normali ritmi di un bambino allattato, e quello che la società sostiene che dovrebbe essere e fare.

Ecco alcune di queste situazioni, accompagnate da testimonianze.

Bambino che cresce poco

Lo temevo ogni minuto. Nonostante le mille letture, il sostegno di altre mamme. Dipendeva dal fatto che le mie bimbe crescevano poco. Ma sono cresciute pochissimo anche dopo.

Un rallentamento nella crescita può effettivamente essere il segno di scarsa assunzione di latte; tuttavia molte altre volte è solo un errore di valutazione, o un dato che deriva da altre cause. Per saperne di più sulla crescita e come valutarla, ecco un articolo sull’argomento.

Bambino irrequieto al seno

Uno dei motivi più frequenti che fanno temere la perdita del latte, è un bambino che piange molto o che si mostra poco soddisfatto.

Sì, l’ho temuto! Non c’è stato un momento particolare, ma diverse circostanze in cui il mio bimbo sembrava più agitato, irrequieto, affamato…

Allattamento iniziato a fatica e chiunque (pediatra/parenti/conoscenti) mi mettevano dubbi e spingevano a usare il latte artificiale. È stato un periodo di forte stress, oltre a essere alla prima esperienza e insicura sui comportamenti magari nervosi della mia piccola nei primi mesi. Periodaccio ma superato con allattamento esclusivo alla fine ben avviato.

In realtà, i motivi per cui un bambino può essere irrequieto o piangere sono innumerevoli, ma quando succede raramente la mamma riceve un aiuto competente per capire qual è il problema, mentre tutti si affrettano a sentenziare che la colpa è il latte che scarseggia o che non è nutriente!

La “prova del tiralatte”

Io presi il tiralatte apposta per vedere quanto ne producevo, perché a 4 gg dalla nascita il bimbo voleva stare sempre attaccato, pensai per fame. Col tiralatte in 10 minuti produssi 20 g, mi sentì morire, per me era poco. Andai da l’ostetrica che mi seguì al corso preparto e mi fece vedere che il latte c’era premendo manualmente, mi spiegò che il tiralatte con me era inefficace, ma il bimbo riusciva.

Test come vedere quanto latte si riesce a tirare, o verificare se ne “esce ancora” dopo la poppata, sono totalmente inaffidabili e generano solo ansia. La quantità di latte che si ottiene col tiralatte dipende dal modello di tiralatte, dalla abilità ad usarlo, e dalla tensione emotiva o meno mentre lo si usa! Inoltre la quantità di latte che è nel seno in un dato momento (e un seno non si può mai svuotare completamente) non è rilevante, l’importante è quanto latte assume il bambino poppando!

Il seno “sgonfio”

Mio figlio di 2 mesi e mezzo si è ammalato perdendo l’appetito e mangiando pochissimo. Ho dovuto svuotare il seno più volte per evitare la mastite. Adesso ha ricominciato a mangiare regolarmente, ma il seno è sicuramente meno pieno di prima.

Dopo le prime settimane, la produzione di latte si calibra alla richiesta del bambino, e questo fa sì che il seno non si riempia più così facilmente a dismisura come i primi tempi o che goccioli da solo. Il latte, in pratica, viene prodotto all’istante, quando il bambino si mette a poppare! Sfortunatamente, l’idea che il seno sia un contenitore che si deve riempire prima di poterlo dare al bambino, fa sì che molte madri si sentano in crisi (o siano fatte sentire) temendo che sia arrivato il fantomatico momento in cui il latte “va via”.

Poppate frequenti

Il mio pediatra sostiene che il bambino non assuma abbastanza latte perché di notte si sveglia tre o quattro volte… Sostiene che il mio latte non basta perché non tiene le tre/quattro ore di giorno… Mai ascoltato… Ma che ansia!

È del tutto normale che un bambino chieda di poppare spesso, compresa la notte. Noi quante volte nell’arco della giornata, mettiamo in bocca qualcosa, facciamo uno spuntino, beviamo un bicchier d’acqua? Purtroppo la nostra cultura non conosce l’allattamento a richiesta e ipotizza che il bambino debba mangiare sempre le stesse quantità (generalmente esagerate) in poche poppate molto distanziate fra loro. Il risultato è che la frequente richiesta del seno viene scambiata per l’ennesimo “sintomo” di latte insufficiente!

Troppi falsi allarmi

Quasi tutto ciò che succede in un normale allattamento al seno, e anche molti comportamenti del bambino quando ha un qualsiasi fastidio, vengono regolarmente imputati alla onnipresente scarsità di latte… In realtà, ci sono molte ragioni per cui un bambino può piangere, agitarsi, rifiutare il seno, poppare spesso, svegliarsi la notte. Riflesso di emissione troppo veloce, dentizione, bisogno di contatto, reflusso, stanchezza, sovrastimolazione, posizione di allattamento scomoda, confusione di suzione… ma tante volte, il motivo è solo perché è un piccolo bebè ed è normale che faccia queste cose!

Il vero problema è il clima che la mamma ha intorno a sé, e il continuo scoraggiamento e critiche che riceve, che le instilla dubbi ed insicurezze. Nel prossimo articolo esploreremo gli aspetti culturali della paura di non avere latte, e come superarla.

Per finire, a volte c’è davvero un allattamento in difficoltà, ma in questi casi, invece di scuotere la testa e dire che il latte se n’è andato, quanto sarebbe bello se le mamme venissero sostenute di più con il riconoscimento delle loro competenze e con informazioni pratiche utili per superare i problemi!

Se hai timore che il tuo allattamento sia in difficoltà e il tuo bambino non stia ricevendo sufficiente nutrimento, puoi rivolgerti a una IBCLC per una consulenza di allattamento cliccando qui.

Antonella Sagone, 13 novembre 2021

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