Prevenire l’abbandono precoce dell’allattamento al seno

Prevenire l'abbandono precoce dell'allattamento al seno

Da decenni sono studiati i fattori che maggiormente possono incidere sul successo dell’allattamento, in termini di buon avvio, di durata dell’allattamento esclusivo e di durata totale dell’allattamento. Numerosi studi sono stati effettuati ed ora un gruppo di ricercatori degli Stati Uniti ha esplorato questa grande mole di Dati.

L’essere o meno fumatori, la parità (numero di parti precedenti), le modalità di parto e nascita, l’educazione materna generale e riguardo all’allattamento, e la separazione madre-neonato dopo il parto sono state identificate come aree cruciali.
Il fumo ha dimostrato di incidere sia sul volume di latte prodotto, sia sulla durata complessiva dell’allattamento. Purtroppo molte madri che interrompono questa abitudine in gravidanza la riprendono entro 6 mesi dal parto, e a volte il bisogno di fumare può indurre a decidere di sospendere l’allattamento.
Le modalità del parto sono un elemento cruciale, e il parto cesareo ha una forte correlazione con un mancato avvio dell’allattamento o un suo termine precoce. Naturalmente non è semplice separare tutte le variabili in campo, dato che ad esempio il cesareo può accompagnarsi pi+ frequentemente a condizioni patologiche materne o fetali e quindi l’insuccesso dell’allattamento potrebbe dipendere da questi aspetti; inoltre subire un cesareo rende più difficoltoso occuparsi del neonato, tenerlo in braccio per allattarlo, e può significare una maggior separazione fra madre e bambino.
La separazione madre-figlio in effetti è in sé un fattore critico: un contatto pelle a pelle immediato o comunque entro un’ora dalla nascita è di per sé uno dei maggiori predittori di un allattamento riuscito, e anche successivamente avere il bambino in stanza e poterlo allattare a richiesta nei primi giorni ha un impatto fondamentale sul successo dell’allattamento, Questi dati sono coerenti con quelli dell’OMS che non a caso, nella sua iniziativa «Ospedali amici del bambino» (BFHI), raccomanda proprio il contatto pelle a pelle immediato, il rooming-in e l’allattamento a richiesta.

I dati sulla multiparità sono contraddittori: alcuni studi mostrano maggior successo dell’allattamento per i figli successivi al primo, altri il contrario. È evidente che se da un latto con le successive maternità la donna possa giovarsi dell’esperienza acquisita con i figli precedenti, emerge che difficoltà negli allattamenti precedenti possano costituire un fattore di rischio per il successo di quelli successivi.
Il grado di istruzione materno risulta protettivo per la madre che allatta, e può in parte compensare altri svantaggi come un basso status economico o òa giovane età della madre.

Anche l’informazione e il sostegno specifico per l’allattamento sia in gravidanza che dopo il parto, è un fattore fortemente protettivo, e i dati della metanalisi confermano quelli OMS e dei punti 3 e 10 dei 10 passi BFHI, e cioè informare la donna in gravidanza, e metterla in contatto coi gruppi di sostegno fra pari presenti nel territorio.

Sebbene la metanalisi esamini solo 6 aree che influiscono sul successo dell’allattamento, questo non significa che non vi siano altre aree fondamentali e fattori cruciali per questo successo; semplicemente non si sono reperiti sufficienti studi con i giusti requisiti e si richiedono quindi studi più numerosi o più recenti su questi altri aspetti.

«Sebbene alcuni fattori non siano modificabili», concludono gli autori, «questi risultati possono illuminarci su come sviluppare interventi mirati e multifattoriali per fornire l’educazione e il sostegno necessari per permettere il successo dell’allattamento al seno in un maggior numero di famiglie».
La versione completa (in inglese) dello studio può essere letta qui.

26 dicembre 2021

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