Il latte materno è un emoderivato?

Il latte materno è un emoderivato?

Capita spesso che alla preoccupazione di una mamma, che qualcosa che ha mangiato possa nuocere al suo bambino, si risponda con un: “Tranquilla, il latte è un emoderivato e quindi ciò che mangi non passa nel latte”.

Ma che vuol dire questo parolone?

Quella di definire il latte un emoderivato è una moda recente a cui ci si è affezionati in maniera ingiustificata. Il termine “emoderivato” in realtà si riferisce a una frazione del sangue, quindi a una singola componente o gruppo di componenti, ottenuta generalmente per centrifugazione e usata come farmaco o trasfusione. Perché si è così affezionati a un termine che comunque non descrive correttamente il processo per cui dal sangue si passa al latte, che usa un parolone che a sua volta ha bisogno di essere spiegato e che non è nemmeno appropriato, dato che il latte si produce attraverso un processo che in parte è di filtrazione ma in parte è di sintesi?

Oltretutto questo argomento viene usato per affermare che ciò che si mangia non influisce sulle caratteristiche del latte; e anche questa affermazione non è corretta.

Quello che si mangia passa o no nel latte?

Mentre la maggior parte delle dicerie sulle conseguenze di mangiare questo o quello è del tutto falsa, questo non significa che ciò che mangiamo, o almeno componenti di ciò che mangiamo, non passino nel latte… proprio perché il latte viene sintetizzato a partire dal sangue, e nel sangue vanno i prodotti del nostro metabolismo: proteine, zuccheri, grassi, vitamine, molecole che caratterizzano i “sapori” e così via!

Ci sono studi che hanno sperimentato, in effetti, come il sapore dei cibi finisca nel liquido amniotico e poi anche nel latte. In uno di questi studi è stata sperimentata l’assunzione da parte della mamma di aglio o di carota (era concentrato in capsule, in modo da non influenzare con l’alito della mamma), studiando poi il comportamento del neonato al seno, sia a livello osservazionale, sia misurando quanto tempo stava al seno e quanto latte assumeva con o senza l’aglio.

È risultato che ai bambini l’aglio piace molto! Mostrano di gradire, poppano più a lungo e bevono più latte.

Conclusioni

Il fatto è che noi mangiamo proprio per trarre dai cibi il nostro nutrimento, cioè avviene un processo di assimilazione nello stomaco e nell’intestino e poi i prodotti di questo processo vanno nel sangue, che li trasporta in tutto il corpo, per essere utilizzati laddove è necessario. In questo senso, TUTTI i tessuti del nostro corpo sono “emoderivati”, perché fatti delle sostanze che traiamo dal nostro cibo e che trasportiamo nel sangue.

Anche se i cibi non vanno così come sono nel sistema circolatorio, i loro sottoprodotti sì. Quindi ovvio che, quando si mangiano i legumi, le bucce NON vanno nel latte; chiaro che non va nel latte il gas delle bibite gasate (come a volte si sente dire!): quello che non finisce nel sangue, non finisce nemmeno nel latte. Però nel latte finisce una quantità di sostanze assunte mangiando; e quindi il latte cambia sapore secondo i cibi, e sì, a volte può dare allergie, anche se succede molto più di rado di quanto si creda.

Se proprio si vuole dare una definizione di cosa è il latte, quindi, non ha senso chiamarlo “emoderivato”. Semmai si può definire un tessuto liquido, così come lo è il sangue. Ma la cosa più semplice da dire è che sì, una parte di ciò che mangiamo, una volta trasformato, va nel sangue, e dal sangue al latte, ma questa non è una brutta cosa, bensì proprio ciò che deve succedere, perché sono proprio tutte queste sostanze che rendono il latte ciò che deve essere: saporito e nutriente.

Antonella Sagone, 25 dicembre 2021

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