Ingorghi e mastiti: che fare?
Nel precedente articolo abbiamo illustrato le varie condizioni patologiche del seno in allattamento: ingorgo, dotto bloccato, mastite, ascesso; e mostrato come esse possano derivare dalle cause più diverse.
Pertanto, per prevenire queste situazioni e per superarle ripristinando la fisiologia, è importante comprendere cosa le ha causate, in modo da rimuovere per prima cosa i fattori che possono generarle.
Vi sono però alcune cose che sono sempre fondamentali a prescindere dalla natura del problema al seno e che bisogna attuare in tutte le situazioni.
- Drenare il seno. Una cosa è fondamentale in qualsiasi situazione problematica in un seno che allatta: drenare, drenare e drenare. Che significa attaccare spesso il bambino, se è in grado di poppare, oppure usare altri metodi (tiralatte o spremitura manuale). Non ci sono mai controindicazioni a far poppare il bambino, anche se è presente un’infezione; ci possono essere però situazioni che vanno gestite con più cautela o accuratezza, e la Accademia of Breastfeeding Medicine ha sviluppato un protocollo per la mastite, basato sulle attuali evidenze scientifiche, che la mamma può condividere col suo medico per cercare l’approccio migliore per una rapida risoluzione.
- Riposare. Come già accennato nel precedente articolo, stress e fatica aumentano la reazione infiammatoria e, viceversa, se c’è uno stato infiammatorio aumenta la reazione allo stress e si favorisce la depressione. il riposo quindi non è un optional, un “se posso mi fermo”, è fondamentale per prevenire e per guarire.
- Cercare aiuto. Una mamma con ingorgo o mastite deve poter contare su un aiuto pratico, proprio come se fosse allettata per una forte influenza. Ha inoltre bisogno di aiuto professionale competente per gestire l’emergenza e per comprendere le cause che l’hanno provocata, perché la soluzione passa per prima cosa per la rimozione dei fattori che hanno favorito l’ingorgo o la mastite.
Mantenere il seno ben drenato
Un seno infiammato peggiora se il latte non viene regolarmente rimosso; inoltre il mancato drenaggio del seno alla lunga porta a una riduzione della produzione di latte. Pertanto si tratta di un fattore chiave. Quando possibile, la suzione efficace del bambino al seno è la strategia preferibile.
Se il seno è così duro e pieno che l’areola è tesa e indurita (a volte il capezzolo rientra a causa del gonfiore), prima di attaccare il bambino occorre ammorbidire il tessuto intorno al capezzolo in modo da permettergli di prendere una buona porzione di seno in bocca. Per farlo si può provare a spremere o estrarre col tiralatte una piccola quantità di latte finché l’areola non è tornata morbida. Se l’indurimento è causato da gonfiore (edema) e non dal troppo latte, si può applicare una tecnica detta di pressione inversa. si tratta ci comprimere con fermezza per qualche secondo tutto il tessuto dell’areola in modo da “drenare all’indietro” i liquidi che causano l’edema, e poi attaccare subito il bambino all’areola così ammorbidita. Una descrizione del metodo si può trovare qui, ma naturalmente la cosa migliore sarebbe rivolgersi a una consulente professionale che vi può mostrare direttamente come fare.
Posizioni efficaci
Se il bambino è in grado di attaccarsi e poppare con efficacia, un allattamento frequente con una suzione valida può essere il miglior modo per mantenere il seno ben drenato. Il latte rimosso dal seno con ingorgo o mastite può essere assunto dal bambino (sano e a termine) senza rischi. Alcune posizioni di allattamento possono ottimizzare il drenaggio della zona ingorgata del seno o lo sblocco del dotto bloccato. Come concetto generale, orientare il bambino in modo che il suo mento sia nella direzione dell’area ingorgata del seno, massimizza il drenaggio di quell’area. Questo spesso significa adottare la posizione sottobraccio, dato che il quadrante superiore esterno del seno è la zona dove più frequentemente si verificano ingorghi. Anche la posizione “della lupa” (avete presente Romolo e Remo?), cioè carponi, col bimbo sdraiato supino sotto la mamma) può essere efficace, specie per sbloccare un’ostruzione, perché la forza di gravità è di aiuto. Potete osservare ai seguenti link esempi della posizione sottobraccio e di quella della lupa.
Tiralatte sì o no
Se il bambino non è in grado di attaccarsi e poppare efficacemente, oppure se per altri motivi si decide di non attaccarlo al seno, è fondamentale che questo venga comunque drenato. In questo caso si può usare la premitura manuale o il tiralatte.
Qualsiasi metodo (bambino, spremitura, tiralatte) va bene, purché sia efficace e confortevole per la mamma. Dato che comunque il seno è generalmente dolorante in caso di ingorgo o mastite, la spremitura va fatta con delicatezza; e il tiralatte va usato regolando frequenza e intensità per ottenere il confort maggiore che sia possibile.
Esistono molte dicerie sul tiralatte; c’è chi sostiene che il suo uso “mandi via il latte”, come anche chi invece raccomanda di NON usarlo in caso di iperproduzione o ingorgo, perché teme che il suo uso incrementi ulteriormente la produzione di altro latte.
Queste affermazioni non sono fondate; naturalmente è determinante l’uso appropriato del tiralatte, alla luce dello scopo per cui lo si sta usando.
La velocità di sintesi del latte nel seno è variabile; più il seno si riempie, più la sintesi del latte rallenta; più il seno viene svuotato, più la sintesi è veloce. Se si drena il seno a oltranza, in effetti si incrementa la produzione di altro latte. Ma per prevenire o risolvere ingorghi o mastite, si può semplicemente rimuovere una piccola quantità di latte dal seno, solo se si sente fastidio. In caso di eccessiva produzione o di ingorghi ricorrenti, quindi il trucco è estrarre dal seno solo quel poco di latte necessario per ridurre la tensione e il disagio, senza insistere oltre.
Sfruttare il riflesso ossitocinico
Quando c’è un ingorgo c’è anche edema (gonfiore dei tessuti intorno), per cui è possibile che il latte faccia fatica ad uscire. È importante rilassarsi, mettersi comode e fare il possibile per stimolare Il riflesso di emissione del latte. Questo è provocato dall’ormone prolattina, il cui rilascio viene innescato dalla stimolazione del capezzolo durante la suzione. Durante questo riflesso, gli alveoli si contraggono e i dotti mammari si dilatano, favorendo la fuoriuscita del latte. Questo riflesso quindi è un fattore importante durante la poppata o l’uso del tiralatte. Se c’è quindi bisogno di drenare il seno, conviene quindi stimolare questo riflesso massaggiando i capezzoli, il seno, o facendosi massaggiare la schiena dal proprio partner, un’altra cosa che favorisce il rilascio di ossitocina.
Alimentazione, tisane, farmaci
L’ingorgo e la mastite sono accompagnati da sintomi pesanti; il seno può dolere, lo stato infiammatorio può essere locale o generale, e nel secondo caso la mamma si sente abbattuta come per una pesante influenza, può avere febbre alta, brividi, dolore alle articolazioni e spossatezza e sentirsi moralmente a terra. Non c’è nessun motivo per cui la donna debba soffrire e non curarsi; esistono molti farmaci compatibili con l’allattamento, e quindi il medico può prescrivere antinfiammatori, antidolorifici o antibiotici come ritiene opportuno, proprio come farebbe se il dolore e l’infiammazione fossero in qualsiasi altra parte del corpo.
Quando il problema è causato da uno squilibrio fra offerta e domanda, cioè si produce più latte di quanto ne necessiti il bambino, esistono rimedi erboristici per regolare verso il basso la produzione. Poiché tuttavia si tratta di questioni delicate, è importante non agire di propria iniziativa ma farsi seguire da una consulente professionale in allattamento che possa valutare la situazione nel suo insieme, e seguire inoltre le indicazioni dell’erborista, perché i fitoterapici non sono più innocui dei farmaci, non sempre sono compatibili con l’allattamento, e possono essere usati anche impropriamente.
In Italia esiste purtroppo la cattiva pratica di consigliare a volte le pasticche per “mandare via il latte” (cabergolina) quando c’è un ingorgo o una mastite, allo scopo di frenare la produzione. Quando il problema è il mancato drenaggio del seno, è assurdo proporre come soluzione un blocco della produzione: sarebbe come buttare il bambino insieme all’acqua del bagno! Peraltro è bene sapere che dopo i primissimi giorni queste pasticche non hanno efficacia, per cui il loro uso, insieme alla raccomandazione di non tirarsi il latte, può causare veri disastri peggiorando fortemente la situazione. Per un approfondimento di questa problematica, vedere questo articolo.
A volte un dotto si ostruisce perché il latte è particolarmente “denso”. Questo può avvenire quando c’è una prevalenza di grassi saturi nella dieta della madre. Infatti i grassi del latte sono influenzati dal tipo di grassi assunti con la dieta. Un grasso è saturo quando diviene denso a temperatura ambiente; la maggior parte dei grassi saturi è contenuta nei prodotti animali (carni, uova, latte intero e derivati, alcuni tipi di pesce), ma anche gli oli vegetali, se esposti a temperature elevate (per esempio nel caso di fritture ad alta temperatura), divengono saturi; così anche pochi grassi vegetali che sono naturalmente saturi, come l’olio di pala o di cocco. Questo non significa che la donna che ha un tasso elevato di grassi saturi avrà sicuramente ingorghi; ma donne soggette a ingorghi ricorrenti, che non risolvono né con la gestione dell’allattamento /drenaggio del seno né con altri accorgimenti, possono esplorare l’aspetto dietetico. In questi casi fare attenzione a evitare grassi saturi e usare gli insaturi (oli vegetali spremuti e consumati a freddo) può risolvere questo tipo di problema; anche un’integrazione di lecitina di soia nella dieta può essere di aiuto.
Conclusioni
Ingorghi, dotti bloccati e mastiti sono “incidenti di percorso” che possono avvenire in qualsiasi periodo della lattazione, e spesso sono causa di un abbandono precoce dell’allattamento al seno. Si tratta di problemi che causano un grande disagio e che possono anche portare, se trascurati, a conseguenze serie; ma possono essere prevenuti e trattati con efficacia applicando il giusto approccio e delle cure precoci. Al di là tuttavia dei trattamenti efficaci, che sono molteplici, occorre valutare in modo completo l’allattamento, osservare la poppata, e soprattutto chiedersi: perché si è arrivati a questo punto? Quali cause hanno provocato il problema? Queste cause sono state affrontate e rimosse oppure sono ancora presenti? Che cosa ha disturbato la fisiologia di questo allattamento?
Un’analisi completa e una visione d’insieme, con l’aiuto di una professionista formata sulla lattazione, può permettere una rapida risoluzione e soprattutto impedire che l’inconveniente si ripeta.
Se hai problemi al seno o difficoltà a equilibrare la produzione di latte in base alla richiesta del tuo bambino, puoi rivolgerti a una Consulente professionale in allattamento materno (IBCLC) per farti affiancare fino al ripristino di un allattamento fisiologico e confortevole.