Si può "mandare via il latte"? (parte I)
Giulia allatta da 9 mesi, e le è stato prescritto un farmaco incompatibile con l’allattamento.
Eleonora ha svezzato un bambino di 2 anni.
Caterina ha perduto il suo bambino subito dopo la nascita.
Silvia ha un bambino di 4 mesi e una brutta mastite.
Concetta ha partorito 3 giorni prima e ha i seni enormemente gonfi, duri e doloranti per la montata.
Elvira ha smesso di allattare da due settimane il suo bambino di 1 mese, ma ora vorrebbe riavviare la produzione di latte e provare a recuperare l’allattamento al seno.
Tutte queste madri, i cui nomi sono ovviamente di fantasia, hanno due cose in comune. Tutte volevano allattare al seno; e a tutte loro è stato prescritto un farmaco per inibire la lattazione, la cosiddetta “pasticca per mandare via il latte”.
In questo articolo si parla di questo farmaco, la cabergolina (nome commerciale dostinex), dei suoi usi ed abusi, cosa funziona e cosa non funziona, come la lattazione si può estinguere, e come si può recuperare un allattamento dopo aver assunto questa sostanza.
Come funziona la cabergolina (dostinex)
La prolattina è l’ormone preposto alla produzione di latte. Viene secreta dall’ipofisi durante la gravidanza, raggiunge la sua massima concentrazione a termine e poi, dopo il parto, il suo effetto si sblocca, provocando la montata lattea. Successivamente rimane alta nelle prime 6-8 settimane dopo il parto, e in questa fase, oltre a stimolare un abbondante produzione di latte, serve per rendere le cellule secretrici nella ghiandola mammaria più ricettive agli effetti della prolattina stessa. Questo fa sì che dopo i primi due mesi siano sufficienti piccole quantità di prolattina per continuare a produrre latte. Pertanto, dopo le prime settimane (periodo di “calibrazione” del seno) la produzione di latte si sgancia dal fattore ormonale e viene stimolata soprattutto dal drenaggio frequente del seno.
Il Dostinex (principio attivo cabergolina) è un farmaco che inibisce la produzione di latte perché agisce bloccando la secrezione di prolattina. Guardando il foglietto illustrativo del farmaco apprendiamo che le indicazioni per il suo uso sono quindi sostanzialmente due:
- per interrompere la lattazione Immediatamente dopo il parto, idealmente nelle prime ore, impedendo sul nascere la montata lattea;
- indicazione di tipo medico, riferita a una patologica produzione di prolattina causata generalmente da un tumore benigno dell’ipofisi. In questo caso la cabergolina, per essere efficace, va presa in modo continuativo.
Sul foglietto illustrativo del farmaco non si fa menzione a un uso al di fuori di queste situazioni, perché non sarebbe né appropriato né efficace. Tuttavia in Italia è diffusa l’abitudine di prescriverla come modo per interrompere l’allattamento sia per motivi validi che per ragioni futili, con l’idea che sia un po’ come un interruttore che spegne la produzione di latte.
Prescrizioni inappropriate
Per raccontare quello che succede purtroppo troppo spesso, eccolo dalla diretta voce di chi ha subito queste prescrizioni fuori luogo.
Testimonianza 1: per “curare” mastiti e ingorghi.
- Allattamento avviato male a causa di suggerimenti errati già in ospedale. Tornate a casa e per i successivi 50 giorni si è protratta con continue recidive una grave mastite bilaterale complicata da ragadi profonde ed infette, curata e gestita dai medici nel peggiore dei modi, nonostante 2 ricoveri ospedalieri. Alla fine, all’alba del terzo ricovero, con un inizio di ascesso e febbre a 42, mi dissero che evidentemente producevo troppo latte e il mio seno “non era idoneo all’allattamento”, e mi prescrissero il dostinex come unica soluzione al problema. Fine traumatica e dolorosa del mio primo allattamento.
Gli ingorghi si verificano quando c’è uno squilibrio fra la quantità di latte prodotto e quella che viene rimossa dal seno. Questo squilibrio a sua volta può essere causato da un’eccessiva limitazione della frequenza o durata delle poppate, oppure da una suzione non efficace. Ingorghi non curati (o ragadi, a loro volta sintomo di suzione errata) possono dare origine a mastiti. Avviene spesso purtroppo che la donna, invece di ricevere aiuto competente per risolvere questi problemi, venga portata a un punto di non ritorno, spesso con ricadute o addirittura ascessi, e le venga prospettata come unica soluzione quella di interrompere l’allattamento. Questo io lo chiamo “buttare il bambino insieme all’acqua del bagno”. La beffa è che oltretutto, poiché il dostinex preso tardivamente non funziona, la mamma si può trovare a vedere peggiorata la sua situazione, con ingorghi peggiori, perché il latte non viene più rimosso, e tuttavia continua a prodursi per un certo tempo.
Testimonianza 2 e 3: presunta scarsità o scarso valore nutritivo del latte.
2. Alla visita ginecologica dei 40 giorni dopo il primo parto, il medico me ne parlò segnalandomelo come “obbligatorio” dopo l’anno del bambino “Perché il latte diventa acqua e bisogna assolutamente mandarlo via”.
3, Mi è stato proposto dalla pediatra di mia figlia per toglierle il latte, visto che secondo lei il mio latte non era più sufficientemente nutriente e bisognava passare al latte in formula a 15 mesi. Per fortuna non l’ho assunto perché ero ai primi mesi della mia seconda gravidanza!
Ecco altri due casi in cui si dà per scontato che il latte materno dopo un po’ non serva più e vada sostituito comunque con la formula, inibendone la produzione. In altri casi, invece, c’è effettivamente un sospetto di scarsa assunzione di latte, ma invece di occuparsi dell’allattamento, accertando cosa sta succedendo e intervenendo per incrementare la produzione di latte, si sceglie di eliminare il problema alla radice interrompendo l’allattamento.
Nel secondo caso riportato, poi, la riduzione della produzione di latte c’era ma a causa di una nuova gravidanza, evenienza che non si è pensato di accertare prima di fare la prescrizione di cabergolina.
È importante sottolineare che questo farmaco non andrebbe mai dato in gravidanza e per più di un motivo. Durante la gravidanza infatti la prolattina è molto alta, per preparare il seno al successivo allattamento. Con il dostinex quindi si va a toccare equilibri ormonali delicatissimi, rischiando di compromettere l’allattamento del bambino che deve nascere. Inoltre, c’è quasi un 7% di gravi malformazioni al feto se durante la gravidanza si prende questo farmaco, tanto che si raccomanda di fare un test di gravidanza prima di assumerlo (per ulteriori dettagli vedere la scheda tecnica del farmaco).
Testimonianza 4: per concludere un allattamento che si sta prolungando “troppo”.
4. Il pediatra mi ha proposto questa compressa per interrompere l’allattamento ai 2 anni della mia bambina perché secondo lui ormai il latte non contiene abbastanza nutrienti e influisce sul poco appetito della piccola.
Molte madri ricevono pressioni per terminare l’allattamento dopo i primi mesi di vita, poiché questo viene considerato soltanto un modo per nutrire il bambino e quindi superfluo o addirittura nocivo se proseguito dopo che il bambino ha iniziato a mangiare i cibi solidi. Si propongono così le pasticche per mandare via il latte anche a mesi e anni dall’inizio dell’allattamento, come fosse un rubinetto che si può chiudere a volontà, e con l’idea inespressa che una volta cessato il flusso di latte il bambino si disinteresserebbe spontaneamente del seno.
In realtà dopo le prime settimane non serve la pastiglia e non sarebbe efficace. Basta diminuire gradualmente le poppate al seno, il che è anche l’unico modo un po’ meno traumatico. Perché il bambino non è che va al seno per bere il latte e se non lo trova si disinteressa… per lui la tetta è importante per il contatto, la connessione, la suzione, la tenerezza… oltre che per i benefici dell’allattamento.
Testimonianza 5: per amenorrea
5. Mi è stato imposto dalla ginecologa per interrompere l’allattamento, come condizione per una nuova gravidanza, dopo 15 mesi dal parto. Continuare (secondo lei) avrebbe creato molti problemi di salute a me e molti problemi psicologici al bambino. Mi è stato prescritto al telefono. Senza spiegazioni su effetti collaterali o simili. Evidentemente le sembravano più gravi quelli dell’allattamento dopo il sesto mese di vita!
La lattazione può inibire la ripresa del ciclo fertile. Questo di per sé non è una patologia ma un modo fisiologico che ha l’organismo materno di preservarsi da una nuova gravidanza quando il bambino allattato è ancora così piccolo da richiedere tutte le attenzioni della mamma. Generalmente quando l’allattamento si prolunga oltre 1 o 2 anni il ciclo riprende; maggiori informazioni su questo aspetto possono essere trovate in questo articolo.
A volte il ginecologo consiglia l’interruzione dell’allattamento per poter far riprendere il ciclo fertile. Raramente questo è necessario per poter concepire di nuovo ma comunque ogni caso va trattato singolarmente. In ogni caso, non è con il farmaco che si ottiene un declino dell’allattamento dopo le prime settimane, ma con la riduzione progressiva delle poppate, in particolare di quelle notturne.
Testimonianza 6: Cessazione della lattazione dopo aver smesso di allattare.
6. Ho preso il dostinex alla fine dell’allattamento, dopo 15 mesi. La piccola aveva smesso di attaccarsi per volontà sua, ma il ginecologo si accorse che ancora producevo latte. Al fine di “abbassare la prolattina”, me l’ha prescritto.
A volte la mamma smette gradualmente di allattare al seno un bambino grandicello. Se lo svezzamento dal seno è graduale, la produzione di latte diminuisce poco a poco e non c’è bisogno di fare altro. Eppure è così radicata l’idea che ci siano ormoni da bloccare, che a volte le mamme si vedono consigliare il dostinex anche per concludere allattamenti che in realtà si stanno benissimo concludendo da soli, magari perché si rileva, dopo la fine dell’allattamento, che spremendo c’è ancora qualche goccia di latte che esce. La secrezione di latte, in realtà, dopo l’ultima poppata a conclusione di un allattamento, continua ancora per un certo tempo. Per andare completamente in involuzione ci vogliono generalmente un paio di mesi. Dopo poco la secrezione lattea da bianca comincia a diventare trasparente, mucosa, comunque non più simile a latte. Questo è naturale, come lo è che escano goccioline se si spreme il seno. Se invece, pur non allattando né spremendo latte, continua la secrezione di latte (bianco) mesi dopo l’interruzione, effettivamente ci può essere un motivo ormonale che va approfondito, e una terapia farmacologica potrebbe essere necessaria.
Istruzioni per il (mal) uso
Molto spesso la prescrizione del Dostinex viene effettuata senza alcuna avvertenza su quelle che possono essere le conseguenze nei giorni successivi, ovvero non si avvisa che la secrezione potrebbe continuare (e in caso di prescrizione inappropriata continua senz’altro). La mamma si trova così a fronteggiare un’inattesa pienezza del seno, senza aver ricevuto le istruzioni su come gestirla. Altre volte, nonostante la pretesa efficacia totale del Dostinex, le istruzioni per l’uso che la accompagnano da parte del sanitario tradiscono la consapevolezza che questa produzione non è un rubinetto che si chiude di colpo. Si raccomanda allora alla donna di fasciarsi strettamente il seno, una pratica dolorosa e potenzialmente rischiosa che risale al secolo scorso, e si insiste molto sulla raccomandazione di non attaccare mai più il bambino né spremere o tirare il latte, perché questo, si sostiene, farebbe riavviare la produzione. In un caso, il medico addirittura proibì alla mamma di avvicinarsi al bambino per quattro giorni!
Queste istruzioni sono un sintomo della poca conoscenza di come funziona il meccanismo della produzione di latte, Specialmente dopo le prime settimane. Infatti dopo il periodo di calibrazione la produzione di latte viene stimolata da un buon drenaggio del seno. Piccole quantità di latte rimosse da un seno molto pieno non incidono sulla secrezione, mentre un maggiore svuotamento del seno fa ripartire la sintesi del latte.
Pertanto, se la mamma vuole terminare l’allattamento, se da un lato non è raccomandabile drenare eccessivamente il seno, dall’altro è importante rimuovere il latte in eccesso quando questo comincia a causare disagio. Questa pratica non inciderà sulla produzione di altro latte ma potrà prevenire ingorghi e mastiti.
Resta da riflettere sulla contraddizione implicita del prescrivere un farmaco garantendone l’efficacia totale nell’interrompere la secrezione di latte, e nello stesso tempo consigliare fasciature del seno e altri accorgimenti per contenere l’ulteriore produzione!
Conclusioni
Nella seconda parte verranno descritte altre situazioni in cui a una mamma che allatta o sta per allattare viene suggerito, spesso a sproposito, questo farmaco. Si parlerà anche di aspetti emozionali e di cosa fare se dopo aver preso il farmaco una mamma vuole recuperare il suo allattamento.
A conclusione, si può dire che la mamma che si trova in difficoltà con l’allattamento, e come aiuto riceve il consiglio di svezzare, non si trova in un vicolo cieco: anche se ha sentito tanti pareri diversi, vale la pena fare un tentativo con una Consulente professionale in allattamento materno (IBCLC). Se hai bisogno di una consulenza per recuperare il tuo allattamento, risolverne i problemi o riattivare la produzione di latte, puoi scrivermi qui.
2 thoughts on “SI PUÒ “MANDARE VIA” IL LATTE? (PARTE I)”