Latte materno, il “sangue bianco”

latte materno, il "sangue bianco"

Il latte materno è ben più di un cibo; anzi, la quota prevalente del latte umano ha funzioni non nutritive. Fra queste componenti spiccano cellule vive, che lo fanno definire, in modo assai simile al sangue, un vero e proprio tessuto liquido, tradizionalmente chiamato infatti il «sangue bianco».

Un gruppo di ricercatori degli Stati Uniti ha prelevato campioni di latte da 15 donne nell’arco di due anni di allattamento. È stato sequenziato il DNA delle cellule in esso presenti. Da queste analisi sono emerse tre tipologie di cellule: cellule immunitarie, cellule epiteliali, e fibroblasti (questi ultimi presenti nei campioni tardivi di soli due soggetti).
Circa la metà delle cellule del sistema immunitario presenti nel latte materno era costituita dai macrofagi, cellule che hanno funzioni immunoprotettive e che, secondo gli autori dello studio, potrebbero anche avere la funzione di modulare la risposta immunitaria della mammella in modo da renderla più tollerante alla quantità di proteine e sostanze contenute nel latte stesso. Le altre cellule immunitarie consistevano in linfociti T, B e altri in percentuali minimali. Interessante notare come le proporzioni relative di queste componenti variassero nel tempo, con il procedere dei mesi di allattamento, per adattarsi alle diverse esigenze di protezione immunitaria del bambino.

La seconda componente cellulare, e la più abbondante, era quella dei lattociti, provenienti dalla mucosa del sistema ghiandolare della mammella. Queste cellule avevano funzioni differenziate, prevalentemente raggruppate in due tipologie, quella più specificamente secretoria e quella più strutturale. È interessante osservare come queste funzionalità, come anche la loro responsività alla prolattina, cambiassero con il prolungarsi della lattazione.

Si sono anche riscontrate marcate differenze fra una donatrice e l’altra, a mostrare la incredibile plasticità del latte umano che adatta le sue funzioni e orienta l’assortimento dei suoi componenti per rispondere alle mutevoli condizioni ambientali, e alle esigenze del bambino, che variano con la sua crescita.

Si tratta di un campo affascinante di cui stiamo appena cominciando a scalfire la superficie; ulteriori studi su un numero superiore di soggetti saranno necessari per raggiungere una sempre maggiore comprensione dell’immenso potenziale del latte umano.

Il testo integrale(in inglese) dello studio può essere letto qui.

Antonella Sagone, 7 settembre 2022

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