Recuperare l’allattamento è possibile

Recuperare l'allattamento è possibile

Due miti condizionano negativamente il successo dell’allattamento: che la produzione di latte possa essere insufficiente o esaurirsi prima del tempo; e che una volta che il latte “finisce”, la situazione sia irreversibile.

Entrambe queste convinzioni sono errate e pesantemente influenzate dalla nostra cultura.

Un’ennesima dimostrazione di questo assunto è stata fornita dallo studio condotto da un team di ricercatori indiano. Le madri (45) sono state suddivise in due gruppi: quelle il cui allattamento era fallito (LF) e quelle la cui produzione di latte scarseggiava (LMS). Il primo gruppo includeva donne il cui bambino era nutrito con la formula artificiale tramite biberon o tazza; il secondo gruppo includeva donne che stavano ancora dando il seno ma integravano con formula.

Perché gli allattamenti falliscono

La principale causa di fallimento dell’allattamento (LF) è risultata essere la convinzione che il proprio latte fosse insufficiente, con conseguente introduzione di aggiunte che, specie se somministrate col biberon, avevano rapidamente portato al declino della produzione di latte. I motivi di tale opinione erano basati su una serie di elementi che di fatto costituiscono dei comuni “falsi allarmi” originati dalla mancanza di conoscenza sul normale andamento dell’allattamento al seno e del comportamento del bambino. Le madri riferivano che il bambino “piangeva troppo”, non cresceva “abbastanza”, chiedeva “continuamente” il seno, dormiva “troppo poco”. Il timore del poco latte nasceva insomma dalla discrepanza fra il normale comportamento del bambino e le aspettative generate da standard fasulli come l’idea che il bambino debba dormire tutta la notte, poppare a orari regolari e distanziati fra loro, assumere determinate quantità di latte ad ogni poppata.

Nel gruppo di scarsa produzione di latte (LMS) le cause principali erano i problemi al seno e al capezzolo o il bambino ammalato. Importante sottolineare che i problemi al seno o l’allattamento doloroso derivano da un errato posizionamento o suzione del bambino al seno, che conducono poi all’introduzione di aggiunte (o sono causate dalla suzione al ciuccio e al biberon) che a loro volta porta al declino e al fallimento della lattazione.

Un sostegno continuato e competente

Le madri sono state seguite per almeno due settimane e affiancate nel processo di rilattazione, mostrando loro come posizionare ed attaccare correttamente il bambino al seno, e incoraggiandole ad allattare a richiesta, almeno ogni due ore per minimo 10-15 minuti. Se il bambino era frustrato di non ottenere abbondante flusso di latte dal seno, veniva fatto colare del latte sul seno a poco a poco mentre il bambino era attaccato, per incoraggiarlo a continuare a poppare. Si incoraggiava inoltre la somministrazione dell’aggiunta con la tazza piuttosto che con il biberon, per evitare la confusione della suzione. Se il bambino non era in grado di attaccarsi e succhiare, alla mamma veniva mostrato come stimolare il seno e tirarsi il latte per poi offrirlo insieme all’integrazione di formula, che veniva gradualmente ridotta via via che la produzione materna di latte aumentava. Le integrazioni venivano date con la tazzina finché il bambino non era in grado di poppare direttamente al seno.

Le madri venivano seguite e affiancate in ospedale, dimesse appena la crescita del bambino era buona, poi seguite per 4 settimane con visite domiciliari e infine monitorate per 4 mesi. In ciascuna visita veniva valutata la crescita del bambino e la madre riceveva consulenza sull’allattamento.

Conclusioni

Tutte le madri sono riuscite a ripristinare la produzione di latte; oltre l’85% ha recuperato una produzione piena, eliminando completamente le aggiunte. I fattori che maggiormente hanno inciso sul successo della rilattazione sono stati: l’età del bambino inferiore a 6 settimane (cioè un allattamento ancora nella fase di calibrazione al momento dell’intervento di sostegno); la brevità del periodo di introduzione dell’aggiunta (più tempo passa dall’introduzione della formula, minori sono le probabilità di pieno successo); l’uso della tazzina evitando biberon e ciuccio per somministrare l’integrazione. Un sottogruppo di madri ha anche assunto un galattogogo, ma questo non ha inciso sulla percentuale di successo, confermando che la chiave per il successo dell’allattamento non risiede in magiche tisane o integratori, ma in una valida e frequente suzione del neonato al seno.

La rilattazione, totale o parziale, è possibile nel 100% delle madri, concludono i ricercatori, “attraverso un sostegno costante, paziente e positivo da parte dei familiari e di operatori sanitari ben formati per un counselling e rinforzo positivo che aumenti nelle madri il senso di competenza (…): poiché la maggior parte delle cause di fallimento dell’allattamento sono facilmente correggibili”.

 

Antonella Sagone, 2 agosto 2023

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