Le abitudini modellano i comportamenti; ma il sonno non è un comportamento, ma uno stato di coscienza determinato da cicli del sistema nervoso che sono indipendenti dalla volontà o dai condizionamenti. Quindi i metodi di condizionamento possono creare abitudini o condizionare i comportamenti del bambino rispetto al sonno, e cioè le modalità con cui viene messo a letto e quello che fa quando si sveglia la notte o al mattino. Ma non possono “educare a dormire” perché addormentarsi e svegliarsi avviene, a qualsiasi età, in modo autonomo dalla volontà o dalle abitudini.
I metodi per educare al sonno non sono né efficaci né salutari. Lasciar piangere il bambino non diminuisce i risvegli del bambino, ma insegna solo a rinunciare a chiamare i genitori durante la notte (cosa potenzialmente pericolosa, se ad esempio un bambino “educato” si sente male e non chiama). Il pianto prolungato è fonte di stress e può causare una vulnerabilità nel sistema nervoso in formazione del neonato, e originare fobie e disturbi del sonno in età più avanzata, anche se al momento sembra una soluzione perché il bambino in effetti smette di chiamare.
In effetti, tutti i bambini crescendo dormono più a lungo e sono capaci di dormire soli; basta saper aspettare e non alterare la serenità di questo momento interferendo con i ritmi e i bisogni naturali del bambino piccolo.
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