Quando il bambino allattato "sciopera"
Nel precedente articolo si è parlato del bambino che al seno piange o è agitato, vedendo come ci siano innumerevoli motivi per cui può essere irrequieto, e altrettanti modi per risolvere il problema.
Ma che dire se il bambino proprio rifiuta, per molte ore o anche giorni, di poppare, dopo un periodo di allattamento sereno?
Quando la mamma offre il seno e per tutta risposta il bambino piange disperato, oppure si gira dall’altra parte, è una sensazione terribile, ed è molto difficile non farsi prendere dallo sconforto. Ci si sente rifiutate, si teme che il bambino possa non nutrirsi abbastanza. Si prova un senso di fallimento. Sembra quasi che a insistere con la poppata si stia facendo “violenza” al bambino, specie perché intorno, il più delle volte, la mamma viene accusata di farlo morire di fame e di sete, e di “accanirsi” inutilmente contro suo figlio, quando basterebbe che semplicemente se ne facesse una ragione e gli desse della formula con il biberon. Se il bambino non è un neonato ma mangia già cibi solidi, il biasimo diviene corale e tutti premono perché la mamma svezzi o addirittura “approfitti” della situazione per abbandonare definitivamente l’allattamento al seno.
Uno sguardo di insieme
Quando il bambino sciopera, è facile andare completamente nel panico e non sapere che fare; è importante riacquistare un po’ di lucidità per affrontare la cosa nel modo migliore. Se si affronta la crisi con le dovute accortezze, lo sciopero è transitorio e l’allattamento si può recuperare.
Cominciamo col pensare che quando un bambino piange o scansa il seno non sta rifiutando la mamma o il seno, sta segnalando una sua difficoltà o malessere. Già il fatto di esserci, prenderlo in braccio, coccolarlo e provare ad allattarlo è un aiuto per lui, che non è lasciato solo: anche quando non si riesce a risolvere immediatamente il problema.
Facciamo un bel respiro e torniamo all’essenziale: mio figlio sta assumendo abbastanza latte? Guardiamo i pannolini bagnati e sporchi e valutiamo se questo aspetto va bene; se ha 5-6 pannolini bagnati e va di corpo in abbondanza (anche non tutti i giorni), vuol dire che il latte gli arriva; quindi se piange e si agita c’è un motivo differente dalla mancanza di latte.
Lo sciopero non è una “scelta” del bambino, esprime una crisi, una difficoltà. I motivi possono essere tantissimi e a volte si capiscono solo a posteriori; a volte scatta la lampadina mesi dopo, altre volte il problema si risolve senza aver capito cosa mai era successo!
I motivi per cui un bambino rifiuta il seno sono numerosi; alcuni di questi motivi sono simili a quelli che causano irrequietezza durante la poppata, e che sono illustrati in questo articolo.
Ecco una lista non esaustiva:
- disturbi fisici del bambino (otiti, raffreddori, stomatiti o altri malesseri);
- la mamma ha cambiato profumo;
- è stato messo sul capezzolo un unguento o un disinfettante per prevenire o curare le ragadi, che ha un cattivo sapore o rende il seno scivoloso (NOTA BENE: se c’è dolore o ragadi, è bene consultare una consulente perché questo è quasi sempre segno di un attacco, posizione o suzione da correggere);
- c’è un ingorgo o una mastite in corso. A volte se il seno è infiammato o c’è un’infezione, il latte cambia sapore e può essere un po’ salato perché molto ricco di fattori immunitari (per informazioni sui problemi del seno, leggere questo articolo);
- esperienze traumatiche legate alla poppata: per esempio il bambino morde e la mamma urla, oppure ci sono fratellini troppo vivaci intorno, oppure una pentola è caduta e il bimbo si è spaventato, oppure gli è stata fatta l’iniezione vaccinale mentre era in posizione di allattamento… l’elenco può essere infinito!
- il bambino è disturbato da un flusso di latte troppo vigoroso; magari per un po’ è stato irrequieto durante la poppata, e poi ha cominciato ad essere riluttante a poppare fino a smettere del tutto; oppure si è spaventato nella poppata precedente perché il latte è andato di traverso. Consultare questo articolo per sapere come gestire un riflesso di emissione del latte troppo forte;
- è stato introdotto il ciuccio o il biberon e il bambino si è confuso e non riesce più a poppare dal seno, e quindi lo rifiuta;
- il bambino è esasperato dal fastidio di rigurgiti acidi dopo la poppata, e ha associato con il poppare questa esperienza negativa. Se il bimbo soffre di reflusso, consultare questo articolo.
- se il bambino è più grandicello e la mamma ha avuto la ripresa del ciclo fertile, potrebbe essere incinta senza saperlo. Anche in questo caso il latte cambia di sapore, e potrebbe anche diminuire di volume (per informazioni sull’allattamento in gravidanza, leggere questo articolo).
A volte, nei bambini più grandi, il seno viene rifiutato a causa di aspetti più sottili legati all’emotività familiare, come la nascita di un fratellino, un trasloco, un problema in famiglia, oppure per ragionamenti o idee che il bambino ha fatto in base a quello che capisce di ciò che avviene attorno a lui, discorsi sentiti, rimproveri ricevuti, sogni fatti… l’elenco anche in questo caso è potenzialmente infinito!
Si sta svezzando?
Se il bambino non è più un neonato, come distinguere uno sciopero da un autosvezzamento? Il primo indizio è l’età del bambino. Nella specie umana la durata naturale dell’allattamento si misura in anni e non in mesi.
È estremamente improbabile che un bambino si stacchi dal seno prima dei due anni, anche se ci sono rari casi di bambini che hanno smesso da soli verso la fine del secondo anno, anche senza che ci siano stati interferenti. Tra il secondo e il terzo anno può succede che alcuni bambini perdano interesse per il seno e la suzione in generale. La media degli autosvezzamenti dal seno è intorno ai tre-quattro anni ed è normale che poppino anche di più prima di staccarsi; altri proseguono anche più a lungo. Alla fine però tutti perdono l’interesse per il seno, se si ha la pazienza di aspettare.
Quando il bambino è grandicello e si tratta di un allattamento giunto al termine, in genere semplicemente egli si disinteressa gradualmente del seno. Non avviene da un giorno all’altro, e soprattutto il bambino è sereno, e generalmente succede che poppi solo ogni tanto, quando ha voglia, anche a diversi giorni di distanza, e alla fine non più.
Una differenza importante fra il termine di un allattamento e uno sciopero, specialmente nei bambini più grandi, è data dal tono emotivo del bambino. Lo sciopero si riconosce perché il bambino non è tranquillo, è palesemente infelice e reagisce al seno non con indifferenza ma con segnali di stress; è agitato e cerca consolazione fra le braccia della mamma, ma non vuole poppare. Se gli si offre il seno piange a volte in modo disperato mentre lo rifiuta, e beve avidamente il latte materno offerto in altro modo (ad esempio in un bicchiere).
Rifiuto di un solo seno
A volte il bambino rifiuta di poppare da un seno, ma non ha alcun problema a farlo dall’altro. Questo rifiuto di un solo seno può essere graduale o improvviso.
A volte il bambino sviluppa una preferenza per un seno piuttosto che un altro, e i motivi possono essere legati sia al seno, che alla posizione che assume per poppare. Quasi mai i due seni sono identici, ma spesso hanno un volume un po’ differente, variazioni nell’aspetto dei capezzoli, e un flusso diversamente abbondante. Un bambino può preferire il seno da cui il latte sgorga più facilmente o, al contrario, esserne infastidito e preferire quello col flusso più lento; un altro può preferire la conformazione di un capezzolo rispetto all’altro. In altri casi, il bambino sta più comodo su un fianco piuttosto che sull’altro, oppure è la mamma a sostenerlo meglio su un lato in particolare.
Se la mamma, assecondando la preferenza del bambino, offre un seno molto più dell’altro, gradualmente in quest’ultimo la produzione si riduce fino, in certi casi, ad esaurirsi, mentre il seno più usato calibra la produzione in modo da far fronte alla richiesta senza difficoltà. A quel punto il bambino continua l’allattamento da un solo seno, e l’unico problema è per la mamma avere due seni di dimensione molto diversa, finché non avrà terminato di allattare e anche il seno “usato” ritornerà gradualmente a dimensioni più ridotte.
Quando il bambino rifiuta un solo seno, come capire se il problema dipende dal seno o dalla posizione? Ecco un semplice test. Partendo dalla posizione classica a culla, mentre poppa al seno “preferito”, sostenere il bambino con il braccio opposto al seno da cui sta poppando. L’avambraccio deve sostenere bene tutta la schiena del bambino, il palmo della mano è solidamente piazzato in mezzo alle sue spalle, e pollice e indice si collocano dietro la nuca, ciascuno proprio dietro un’orecchio. Questa presa si chiama “di transizione”, proprio per via della manovra che segue. Infatti come passaggio successivo, si fa semplicemente scivolare il bambino contro il fianco opposto, dal lato dell’altro seno (quello rifiutato), e lo si attacca nella posizione cosiddetta “sottobraccio”. Il concetto è cambiarlo di seno senza minimamente cambiare la sua posizione, in modo che il bambino poppi restando con in basso lo stesso fianco e lo stesso orecchio. In questo modo si capisce se quello che disturba il bambino sono le caratteristiche di quel seno (nel qual caso lo rifiuterà comunque) oppure la sua posizione (come nel caso di torcicollo, otite, naso chiuso e simili), nel qual caso con questa manovra accetterà di poppare al seno prima rifiutato.
Particolare attenzione va posta quando è proprio il seno ad essere rifiutato dal bambino, specie se questo avviene all’improvviso senza precedenti problematiche. I rifiuti di un seno ad allattamento inoltrato sono insoliti e in genere dipendono da un problema del seno che può essere banale, come una mastite o dotto bloccato, ma che va comunque approfondito. Inoltre, in rari casi si può trattare di un problema più serio, quindi si raccomanda di sentire una IBCLC e di fare un controllo senologico.
Si ricorda che i normali controlli per la prevenzione del cancro alla mammella possono e debbono continuare anche durante l’allattamento.
Che fare?
Lo sciopero del poppante può durare poche ore ma anche per molti giorni; ci può volere tempo prima di capire il motivo e risolvere il problema, e la risoluzione può avvenire gradualmente. Ci vuole quindi una strategia da adottare mentre si lavora per la risoluzione dello sciopero. Ecco i punti fondamentali da considerare:
- il bambino comunque deve nutrirsi. Sì al latte tirato o spremuto e offerto in altro modo, cercando se possibile di evitare il biberon per non disabituare il bambino a succhiare al seno;
- il seno va comunque drenato per evitare ingorghi e mantenere la produzione. Ecco perché è importante tirare il latte (o spremere manualmente);
- tutti gli scioperi finiscono prima o poi, ma è importante mantenere la lattazione fino a risoluzione del problema. Ricordarsi che c’è una difficoltà da superare, e mentre ci si lavora, il latte tirato mantiene la lattazione, permettendo di affrontare le cose senza ansia e prendendosi tutto il tempo necessario;
- la tenerezza non è legata solo al seno. Cercare il contatto, meglio se pelle a pelle, svincolato dalla poppata, per esempio co-sleeping, fascia, bagno insieme eccetera, specie nei momenti in cui il bambino è sazio;
- non forzare il bambino al seno. Provare con discrezione e senza insistere, ogni tanto, ma fermandosi se il bambino si mostra stressato. Spesso i bambini accettano di più se sono mezzo addormentati, e molto spesso uno sciopero comincia a risolversi prima di notte e successivamente di giorno;
- recuperare un passo alla volta ed apprezzare i piccoli progressi. Prima il pelle a pelle. Poi il viso sul seno mentre si nutre diversamente. Poi comincerà ad accettare il seno senza respingerlo ma magari non succhierà. Alla fine riprenderà. Ci vuole pazienza… alcuni bambini passano dal rifiuto totale a riaccettare quasi di colpo, magari dopo vari giorni, nel giro di ore o minuti. Mai disperare!
- farsi aiutare da una consulente, cercare sostegno in un gruppo di mamme che allattano.
Durante uno sciopero, non sempre è facile individuare i motivi, ma per fortuna le cose da fare sono comunque sempre quelle: alimentare il bambino, tirare il latte, coccolarsi al di fuori delle poppate. Senza fretta, continuando a provare ma senza insistere, a poco a poco il bambino accetterà di nuovo di poppare.
Lo sciopero del poppante è emotivamente duro sia per la mamma che il bimbo stesso. La mamma ha bisogno di molto sostegno, comprensione, e di un aiuto competente: non di critiche, commenti ansiosi o soluzioni frettolose e drastiche. È importante comprendere che il bambino che non vuole attaccarsi non sta rifiutando la mamma, ma esprimendo una difficoltà, e ci soffre anche lui. Ma spesso ci vuole tempo per capire.
Gradualmente, o certe volte anche di punto in bianco, si torna alla normalità e a volte non si saprà mai che cosa era successo!