Perché il mio bambino è irrequieto al seno?

Perché il mio bambino è irrequieto al seno?

Capita spesso di leggere sui social messaggi di appello preoccupati di una mamma che riferisce che il suo bambino è “agitato” al seno. Piange, si inarca, sembra insoddisfatto, si calma per poco tempo ma poi ricomincia.

Le persone intorno non aiutano: in genere le “diagnosi” sono due, o il bambino ha “le coliche”, o “il latte è finito / non è più nutriente.

In ogni caso, la mamma è disperata, perché non riesce a calmare al seno il bambino, e teme che non si nutra a sufficienza. Inoltre spesso si sente rifiutata e inadeguata. Si innesca un circolo vizioso e spesso si finisce col dare un biberon di formula, e si imbocca la strada del declino più o meno rapido dell’allattamento.

Ma cosa sta succedendo veramente?

Per capirlo, occorre indagare in modo molto più approfondito e dettagliato, perché non c’è una singola risposta e, ovviamente, nemmeno un’unica soluzione.

Cosa controllare per prima cosa

Cominciamo con toglierci il dubbio che non si stia nutrendo abbastanza.

Infatti, molto spesso questo viene detto alla mamma il cui bambino è irrequieto o piange, ma il più delle volte si tratta di un problema completamente diverso.

Il metodo più rapido per controllare l’apporto di latte è contare i pannolini bagnati e sporchi nell’arco di 24 ore: quello che esce sarà pur entrato!

Il secondo indice affidabile è l’aumento di peso, che va misurato settimanalmente (a meno che il bambino non sia appena nato, in tal caso va seguito giorno per giorno per verificare che abbia smesso di calare e recuperi il peso nascita).

Per approfondire questo aspetto potete leggere questo articolo; in ogni caso, se i pannolini non sono sufficienti o l’aumento di peso è scarso, è opportuno evitare il fai da te ed affidarsi all’aiuto competente di una Consulente per l’allattamento.

Un’altra ipotesi molto frequente che viene proposta è che il bambino abbia le coliche oppure il reflusso. In effetti, anche se può a volte capitare, il più delle volte queste diagnosi sono improvvisate e fatte a sproposito.     Qui potete leggere una serie di tre articoli sulle coliche, e qui invece sul reflusso.

Quando un bambino piange, è agitato, non riesce a poppare bene o sembra rifiutare il seno, subito si dà la colpa all’allattamento o alla qualità o quantità del latte; ma non dimentichiamoci che un bambino può piangere ed essere agitato per tanti motivi: dal bisogno di contatto, a disagi fisici non identificati (caldo, freddo, pannolino, abbigliamento) e può anche non stare bene; quindi si può fare una visita dal pediatra non tanto per valutare l’allattamento quanto per verificare se ci sono segni di malattia. Fra i motivi più frequenti di agitazione al seno:

  • Raffreddore, naso chiuso
  • Afte in bocca
  • Otite
  • Torcicollo, lussazione della clavicola (neonato)
  • Eczema, asma
  • Sta covando un’influenza o una malattia esantematica

Guardiamo il contesto e la situazione in dettaglio

Che età ha il bambino? I motivi per cui un neonato è agitato al seno possono essere diversi da quelli di un bambino più grande.

Un’altra cosa da verificare quanto prima è se il bambino è allattato veramente a richiesta, che significa andare al seno ogni volta che lo desidera, per il tempo che vuole, senza restrizioni di durata o di frequenza delle poppate.

A volte dopo le prime settimane si comincia a cercare di “regolarizzare! Il bambino, e quindi egli può piangere ed essere agitato semplicemente perché vorrebbe poppare di più!

Se il bambino al seno si calma, forse il motivo era quello, e allattare non è il problema, ma la soluzione.

Per approfondire che significa allattare davvero a richiesta, potete leggere questo articolo.

Il terzo aspetto da approfondire segue alla domanda: quando è iniziato il problema? Se prima l’allattamento andava bene e a un certo punto il bambino ha cominciato ad essere irrequieto e insoddisfatto, andiamo a vedere quando questo ha avuto inizio, e se coincide con qualche elemento nuovo introdotto nella vita del bambino. Ad esempio,

  • Giorni di frequenza. La crescita dei bambini non è sempre alla stessa velocità ma a volte procede a balzi. Appena prima di un balzo nella crescita, il bambino può apparire insoddisfatto e piangere molto per due o tre giorni, e voler stare “sempre attaccato” al seno: si tratta di una strategia che stimola un aumento della produzione di latte per andare incontro al temporaneo aumento del fabbisogno. Assecondare il bambino nella sua richiesta generalmente è l’unica cosa che serve; nel giro di pochi giorni l’apporto di latte aumenterà e il bambino si calmerà.
  • Cattiva calibrazione della produzione. Se l’agitazione inizia a 6-8 settimane circa dalla nascita, è possibile che il bambino non si sia alimentato pienamente ed in modo efficace nelle prime settimane; il seno si “tara” su una produzione inferiore a quella richiesta, e quando la prolattina, come avviene per tutte le nutrici, si riduce dopo circa due mesi, ecco che il bambino, non stimolando bene il seno, ottiene meno latte di prima e si agita. Occorre consultare una IBCLC per capire qual è il problema e correggere la situazione.
  • Interferenti. Se è stato introdotto di recente il ciuccio, il paracapezzolo o il biberon, questo può aver alterato la suzione del bambino, che non riesce più a succhiare efficacemente dal seno; anche in questo caso è importante farsi seguire da una consulente per sapere come far imparare di nuovo al bambino una suzione corretta.
  • Allergie. Un cibo nuovo ingerito dalla mamma (anche se si tratta di un’evenienza rara) può dare fastidio al bambino, come anche un nuovo cibo solido proposto direttamente al bambino grandicello. Eliminando il cibo sospetto dalla dieta e poi reintroducendolo, si può vedere se l’agitazione scompare e poi ricompare.

Osserviamo la poppata

Cosa avviene esattamente quando viene offerto il seno al bambino?

L’irrequietezza può assumere forme e tempi diversi, e questi ci aiutano a risalire alle possibili cause.

  • Il bambino è agitato prima della poppata: può darsi che lo si sia fatto aspettare troppo. Non bisogna aspettare un pianto intenso per attaccare il bambino al seno, ma offrirlo ai primi segni di ricerca del seno o di agitazione. Se si aspetta che pianga a dirotto, poi può essere troppo agitato e non riuscire più ad attaccarsi bene.
  • Il bambino cerca freneticamente il seno, ma non riesce ad attaccarsi, e piange per la frustrazione. Può essere confuso dall’esperienza con una tettarella di gomma e disorientato, perché il seno è molto diverso da un capezzolo artificiale e il latte sgorga in modo molto differente.
    Un altro motivo è una posizione scomoda per il bambino, che si sente instabile, non ben sostenuto dietro la schiena, oppure non sta ben accostato ventralmente al corpo della mamma, oppure è insaccato o in torsione. A volte la reazione di inarcamento e pianto è innescata da una manovra errata della mamma, ad esempio accarezzarlo sulle guance mentre sta cercando il seno, spingergli la testa da dietro, o trattenergli le mani o le braccia.
  • Il bambino si attacca al seno, ma non succhia: può avere un attacco troppo superficiale, e il capezzolo non in profondità nella bocca non stimola il riflesso di suzione. Se dopo poche suzioni si ferma e piange, o si stacca arrabbiato, può darsi che il motivo sia questo; oppure anche che è abituato al flusso forte del biberon e si spazientisce non trovando lo stesso flusso costante al seno.
  • Il bambino piange e si stacca appena inizia a poppare: può avere un’otite, un raffreddore o un fastidio in bocca.
  • Succhia pacifico per qualche minuto, poi si stacca piangendo o infastidito: il problema potrebbe essere un riflesso di discesa del latte troppo vigoroso. Il latte va di traverso, il bambino non riesce ad inghiottirlo così in fretta, e allora tossisce, si stacca, lascia il seno e fissa la mamma perplesso, oppure continua a poppare ma agitandosi moltissimo, inarcandosi, torcendosi, peggiorando la suzione, facendo schiocchi o mordendo il seno. Per approfondire il problema del flusso eccessivo di latte, potete leggere questo articolo.
  • Piange e rifiuta di continuare a poppare dopo un po’ che sta poppando bene, ritmato e con buone deglutizioni: forse semplicemente non ha bisogno di poppare più a lungo! Crescendo alcuni bambini diventano molto efficienti a succhiare e non sono interessati a poppare a lungo. Non conviene insistere, meglio tirare su il bambino, calmarlo, fargli fare l’eventuale ruttino (altra faccenda molto sopravvalutata, ma in alcuni casi è questo), e poi riproporre. Se è sempre no, controllare pannolini e crescita, e se tutto va bene, abbiamo semplicemente a che fare con un poppante efficiente e sbrigativo.
  • Il bambino piange dopo un po’ che si era staccato dal seno: provare ad offrirlo di nuovo; se riprende a poppare, semplicemente non aveva “finito” la sua poppata. Se invece non vuole, continua a disperarsi ma non si calma succhiando, allora effettivamente potrebbe essere un problema di colica o di reflusso.

Conclusioni

I motivi del pianto e dell’irrequietezza di un poppante possono esser quanto mai vari, e differenti quindi le soluzioni.

È importante analizzare bene la situazione, gli antefatti, il contesto, i dettagli, valutare l’apporto di latte, osservare la poppata, e provare le soluzioni appropriate per superare la crisi; è facile interpretare erroneamente l’agitazione del bambino e ricorrere ad aggiunte non necessarie o a un uso controproducente del ciuccio. Specialmente in queste situazioni l’aiuto di una Consulente professionale in allattamento materno può fare la differenza!

E se l’agitazione e il rifiuto del seno si prolungano? Nel prossimo articolo vedremo cosa fare se un bambino rifiuta il seno o “sciopera”.

Antonella sagone, 26 settembre 2022

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