Cibi da masticare

Cibi da masticare

Verso la metà del primo anno, i bambini cominciano a interessarsi ai cibi solidi e a voler integrare con essi la loro alimentazione, fino a quel momento a base di latte materno o di formula. Qusto passaggio da sempre suscita preoccupazione in molti genitori, resi insicuri anche dalle tante informazioni e consigli contraddittori e categorici che ricevono in proposito.

Ma dunque come farà il bambino a passare dalla suzione alla masticazione? Dal latte, che è un alimento completamente liquido, ai cibi solidi? Il passaggio deve essere graduale? Quali dimensioni e consistenze sono sicure?

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza al riguardo.

Il momento giusto

È molto importante osservare il proprio bambino per cogliere i segni di prontezza per assumere cibo solido; mentre non è opportuno anticipare l’introduzione dei cibi solidi prima del compimento del sesto mese, è possibile che alcuni bambini a quella età non siano ancora pronti a mangiare (per sapere tutti i segni di prontezza vedere a questo link) . 

Non vale la pena forzare i tempi, se il bambino assume il latte ed effettua ancora un buon numero di poppate, almeno 4-5, questo lo sosterrà dal punto di vista nutritivo, e si potrà aspettare i suoi tempi per questo nuovo apprendimento. Ricordiamo che il solo elemento da valutare bene in questa fase è lo stato del ferro; il pediatra sarà in grado di farlo e se ha dubbi di effettuare analisi; se una carenza emerge potrà essere risolta con integratori fino al momento in cui il bambino sarà capace di mangiare in autonomia (sulla questione del ferro potete approfondire con questo articolo

Il passaggio dalla suzione alla masticazione è evidenziato nel bambino dalla progressiva scomparsa del riflesso di protrusione della lingua (il bambino “sputa fuori” il cibo che gli viene introdotto in bocca o anche che si introduce da solo) e dalla comparsa dei primi movimenti di masticazione. Il bambino passerà gradualmente dall’uno all’altro riflesso, via via che si abituerà alla consistenza solida dei cibi che assaggia.

Quindi se il bambino sputa fuori tutto con la lingua e non accenna a masticare, forse non è ancora pronto a mangiare; si può proporre ogni tanto ma senza insistere. La comparsa di conati di vomito nella fase di sperimentazione con i cibi solidi, invece, NON è segno che il bambino non è pronto a mangiare: questo riflesso è molto forte nel primo anno di vita ed è fisiologico che si presenti nei primi tempi.

Per masticare non servono i denti. Non sempre la presenza dei denti significa che il bambino sia pronto a mangiare: alcuni bambini nascono con un dentino già spuntato, ma non per questo gli offriamo un panino invece del seno della mamma! Inoltre la vera masticazione avviene coi premolari e poi i molari, ma questi spuntano piuttosto tardi per cui se si dovesse aspettare di vedere la dentatura completa, il bambino mangerebbe molto più tardi.

Se non si forniscono poi al bambino cibi troppo duri, le gengive sono perfettamente in grado di comprimere e sminuzzare i cibi adatti in questa fase; pertanto, una dentizione tardiva non ostacola l’apprendimento al mangiare, e non è segno che il bambino non possa essere pronto per i cibi solidi.

Ricordiamo che non ci sono motivi per introdurre cibi diversi dal latte materno prima della metà del primo anno: gli studi mostrano che è importante non anticipare troppo questo momento (per approfondimenti, leggi qui)

Se non è opportuno anticipare, non è nemmeno una buona idea tardare troppo questa esperienza. Quando i segni di prontezza al cibo solido sono evidenti, i cibi devono essere solidi, e non liquidi o molli; e il bambino deve poter mangiare con calma, a piccole quantità, senza ansia intorno. Per la prevenzione del soffocamento è importante che il bimbo abbia un buon tono muscolare della schiena, perché una posizione seduta eretta e stabile facilità anche la deglutizione corretta. La tosse e gli sforzi di vomito nei primi tempi sono normali e sono in effetti un fattore protettivo che impedisce ai bocconi “mal posizionati” sulla lingua di andare di traverso. Questo avviene finché il bambino non affina la competenza di gestire il cibo in bocca con la lingua e di mandarlo esattamente dove vuole nella bocca. Invece questo riflesso di vomito più avanti nei mesi diviene meno marcato, quindi se si impedisce al bambino di acquisire la competenza quando è il momento giusto, poi lo si dovrà fare quando le sue difese verso il soffocamento sono meno attive; ecco un buon motivo ancora per non aspettare troppo.

Pappe sì o no?

Alcuni genitori pensano che per facilitare il bambino in questo passaggio, si debba dapprima rendere il cibo solido il più possibile vicino a un fluido, in modo che il bambino non senta una differenza troppo grande con il latte materno.

Ma il cibo solido è, appunto, solido e non liquido! Non è necessario insomma andare per gradi, si può semplicemente offrire ciò che mangiano gli altri, con qualche elemento di buon senso nel dargli pezzetti di cibo che possa agevolmente tenere con le mani e portare alla bocca, non troppo duri ma nemmeno così molli da disfarsi nella mano. Se il bambino è in grado di prendere del cibo con la mano, portarlo alla bocca e assaggiarlo, sarà la miglior protezione anche dai rischi di soffocamento, perché il bambino farà bocconi proprio giusti per la sua bocca. Sono da evitare solo quei cibi che potrebbero scivolare giù interi e andare ad occludere le vie respiratorie, come chicchi d’uva, olive, ciliegie, pezzetti di wurstel.

Ovviamente non c’è nulla di male a offrire al bambino anche qualche pappina con il cucchiaio; ma a volte per il bambino è più facile gestire un boccone compatto di cibo, che una pappina appiccicosa che si incolla magari sul suo palato e non è facilmente gestibile con la lingua per ricollocarla correttamente in bocca.

Inoltre le pappine e in particolare gli omogeneizzati sono prodotti costosi e non hanno qualità maggiori di un buon pasto preparato in casa con cibi vari e vicini al loro stato originario.

Questi prodotti (gli omogeneizzati in genere) sono spesso promossi e presentati in violazione al Codice Internazionale per la Commercializzazione dei sostituti del latte materno dell’OMS, che raccomanda di non introdurre cibi solidi prima del compimento del sesto mese e di svezzare coi cibi della famiglia, non certo con pappe molli e insipide. In Italia da un po’ di anni è in atto una campagna di marketing molto aggressiva da parte di alcune aziende produttrici di cibo per l’infanzia, che in un torbido sodalizio con alcune associazioni mediche di categoria e alcuni esponenti delle facoltà di pediatria, sta facendo di tutto per radicare nei consumatori la convinzione che i cibi preparati in casa siano malsani e che l’unico cibo sicuro fino a tre anni sia quello prodotto e impacchettato industrialmente.

Le biassadore

Un tempo esistevano le biassadore, cioè le masticatrici, che premasticavano il cibo dei figli dei ricchi… e fino a non molto tempo fa l’abitudine di premasticare il cibo in fase di svezzamento era ancora presente nella nostra cultura. Il cibo premasticato è anche parzialmente digerito dalla saliva materna; e questo ha un senso.

Non è che se l’idea disgusta si deve fare per forza, eh! Molte cose che i nostri antenati facevano, tipo spulciarsi e mangiare i parassiti che trovavano, dormire per terra o mangiarsi la buccia delle banane, per dire, per l’umanità di oggi hanno perso molto del loro fascino. Però è interessante sapere che questi comportamenti fanno parte del corredo istintivo di molte specie. Noi, come altri primati, non rigurgitiamo il cibo, però offrire cibo tolto dalla nostra bocca è un gesto comune a molti primati, e sfido qualsiasi mamma di bimbo grandicello a dire che suo figlio non ha mai provato a rubargli il cibo che stava masticando, mettendo la manina direttamente in bocca… o a fare il contrario, cioè a offrire magnanimamente all’adulto un assaggio del proprio boccone!

Fibre sì o fibre no?

Alcuni medici o nutrizionisti seguono una scuola di pensiero per cui al bambino andrebbero offerti solo cibi completamente o quasi privi di fibre: questo restringe il campo a ben pochi cibi, e questi non saranno mai cibi solidi e dovranno essere somministrati con un cucchiaio o col biberon coi fori allargati. E che dire della raccomandazione di non dare fibre fino ai 3 anni? Mi sembra molto diseducativa oltre che difficilmente applicabile nella realtà.

Quando si è in dubbio su quale sia l’opzione fisiologica per il neonato (e per la mamma) nelle varie situazioni, ci si dovrebbe chiedere: come succedeva quando si viveva nel mondo selvaggio e ci si nutriva principalmente di frutta, semi, radici, e forse qualche erba tenera e germoglio? Non credo che la mamma “delle caverne” sbucciasse la frutta al bambino. Il cibo premasticato e passato dalla bocca della mamma a quella del bambino raggiungeva lo scopo di dare al bambino fibre già sminuzzate dalla masticazione della mamma, ma non assenza di fibre. Probabilmente poi il bambino stesso, quando non aveva tutti i denti molari, dopo aver masticato un cibo con fibre e averne mandato giù il succo e tutte le parti facilmente triturabili con le gengive o con i premolari, si trovava in bocca un bolo delle fibre più resistenti, che sputava.

L’alimentazione complementare a richiesta (autosvezzamento) è dunque una scuola diversa da quella che dice di evitare tutte le fibre. Diciamo che i bambini piccoli sarebbe meglio che evitassero troppe fibre, tipo pane con crusca, molti legumi con buccia eccetera, ma da questo a evitare ogni fibra e mangiare tutto raffinato ce ne corre…

Una parola su uno strumento di recente invenzione, il ciuccio per svezzamento. Si tratta di una sorta di grosso ciuccio che si apre a sportello e si possono introdurre all’interno cibi solidi e con fibre ma sugosi, come ad esempio la frutta. Questo ciuccio può essere un retino di fibre sintetiche oppure essere di silicone. Basti dire che questi attrezzi sono oltremodo pericolosi, perché i ciucci, specie di silicone, tendono a rompersi in grossi pezzi se vengono morsi, e in questo caso il ciuccio è anche forato (per lasciar passare il succo) ed è davvero masticato! Quindi pericoloso e da non usare per gli alti rischi (qui sì!) di soffocamento.

Conclusioni

I bambini sono perfettamente attrezzati per imparare a mangiare; basta saper rispettare i loro tempi e i loro modi, dando loro la possibilità di esplorare le consistenze con le mani prima ancora che con la bocca. Tanti problemi (e una certa cultura dello svezzamento come cosa difficile, imboccando con cibo reso liquido eccetera) nasce dall’aver stravolto i modi e soprattutto i tempi dello svezzamento, forzando al cibo solido bambini che dovevano ancora solo poppare. Certo, se dai cibi solidi a un bimbo di 3 mesi (come si faceva negli anni ’70 e purtroppo ancora adesso a volte) non puoi fare altro che rendere il cibo “da bere”. Ma se sono più grandi, masticano!

Antonella Sagone, 19 gennaio 2023

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