Montata lattea: quando “arriva il latte”

Montata lattea: Quando "arriva il latte"

Dopo il parto, tutti si mettono in sua ansiosa attesa: “ma quando arriva il latte?” si chiede la mamma, oppure le viene ripetutamente chiesto da amici e parenti.

È infatti noto a tutti il fenomeno per cui, qualche giorno dopo il parto, i seni divengono turgidi e il latte diviene improvvisamente abbondante. La nostra cultura poi, che tende a sminuire l’importanza (enorme) del colostro, che anche se in piccole quantità è in realtà un liquido prezioso e altamente nutritivo, si entusiasma solo quando vede un aumento quantitativo della produzione. Questo fa sì che molte persone, con effetti devastanti sul morale materno, dicono alla madre che “non ha ancora niente” e che il latte “ancora non è arrivato”.

In realtà è solo questione di tempo: tutte le donne, per il solo fatto di aver partorito, hanno la montata. Dato però che alcuni allattamenti hanno un avvio lento, è importante monitorare la situazione e, se il bambino non si attacca, stimolare l’avvio dell’allattamento spremendo a mano alcune gocce di colostro per somministrarlo al bambino, possibilmente con siringa o bicchiere.  

Come funziona la montata lattea

L’ormone preposto alla produzione di latte è la prolattina. Questo ormone è presente anche durante la gravidanza e anzi a termine raggiunge picchi elevatissimi; ma nei nove mesi che precedono il parto ha una funzione diversa dal produrre latte: favorisce invece la proliferazione delle cellule ghiandolari che producono il latte: i lattociti. La presenza elevata di estrogeni durante la gravidanza impedisce alla prolattina di stimolare direttamente la produzione di latte da parte di queste cellule.

La montata lattea è dunque il risultato della caduta degli estrogeni dopo l’espulsione della placenta. Gli estrogeni impedivano alla prolattina, già ad alti livelli al parto, di attivarsi; crollati gli estrogeni la prolattina circolante causa l’avvio della produzione di latte, spesso in eccesso rispetto ai bisogni del bambino.

Anche se il seno non viene affatto stimolato, dunque, come può succedere a volte se mamma e bambino sono separati, o nella triste evenienza di una morte perinatale, la montata lattea qualche giorno dopo si verifica comunque, a meno che non si assumano farmaci specifici per bloccarla sul nascere (su questo argomento, e su come spesso questi farmaci vengano prescritti a sproposito, potete leggere questo articolo).

Naturalmente, la normalità dovrebbe essere che il neonato ha libero acceso al seno e che poppi frequentemente; in questo caso la montata lattea può avvenire anche prima del terzo giorno.

Se invece intorno al quarto giorno ancora non si è verificata, è bene fare un controllo generale per accertarsi che non ci sia un problema o un impedimento al verificarsi della montata.

Ecco alcune delle cause più frequenti:

  • Diabete: nelle madri diabetiche è stato riscontrato un avvio più tardivo dell’allattamento al seno. Una volta ben avviato, comunque anche in questa situazione poi il latte verrà prodotto senza ulteriori difficoltà.
  • Ovaio policistico: chi ha questa condizione, può avere un quadro simile a quello della presenza di diabete.
  • Ritenzione placentare: finché la placenta è in utero produce ormoni (estrogeni) e questi inibiscono la mammella dal produrre latte. Una volta espulsa la placenta col secondamento, l’avvio della produzione può avere luogo. Ma se la placenta non esce integra, anche un piccolo pezzettino continua a produrre estrogeni, e la montata lattea non avviene.
  • Emorragia post parto: poiché la prolattina viene prodotta dall’ipofisi, un danno a questa importantissima ghiandola può causare un ritardo importante nell’avvio della lattazione. La distruzione di parte delle cellule dell’ipofisi a causa di un’emorragia massiva provoca la Sindrome di Sheehan, che ha fra i sintomi il ritardo della montata lattea. Poiché le cellule ipofisarie si rigenerano, dopo un certo tempo si recupera; ma è molto importante che nel frattempo il trasferimento di latte venga monitorato, e che se il bambino non ne assume a sufficienza si provveda a una temporanea integrazione di formula.
  • Farmaci: la cabergolina, nota col nome commerciale di Dostinex, è molto efficace nei primi giorni dopo il parto. Per questo non dovrebbe MAI essere data, a meno che non ci sia la necessità o volontà di interrompere sul nascere un allattamento!

All’arrivo della montata il seno è caldo, pieno, aumentato di volume; ma non dovrebbe essere né duro né dolorante: quando questo succede, significa che il bambino non poppa abbastanza o con abbastanza efficacia. È bene in questi casi drenare il seno con un tiralatte finché il bambino non sarà più capace di poppare e potrà attaccarsi più spesso.

A volte il bambino è così efficiente a poppare, che nonostante la produzione di latte sia aumentata, il seno resta sempre morbido. Alcune madri si allarmano e pensano che la montata non sia mai avvenuta: ma se il bambino va al seno spesso, aumenta di peso e bagna in abbondanza i pannolini di pipì ed evacua 2.3 volte al giorno, non c’è da preoccuparsi. Quello che esce deve essere pur entrato!

Prevenire l’ingorgo

È convinzione diffusa che la montata lattea sia un fenomeno sgradevole ma inevitabile: tante volte nei reparti di maternità si dà poca importanza alle poppate dei primi giorni (in realtà fondamentali per la presenza del colostro) perché “ancora non c’è il latte”, finché verso il terzo giorno i seni divengono enormi, duri e doloranti, e tutti intorno si rallegrano e dicono cose come “Finalmente è arrivato il latte!”. Ma tu ti senti uno straccio!

Possibile che Madre Natura si sia sbagliata così tanto?

In realtà, questi sintomi sono quelli di un ingorgo. La montata lattea in sé non dovrebbe essere così estrema e dolorosa, e se all’improvviso aumento nella secrezione di latte corrisponde un frequente drenaggio del seno, come quando il bambino poppa efficacemente, è insieme alla mamma e può poppare spesso e a volontà, raramente il seno si riempie oltre misura perché il drenaggio è efficace e frequente. Se il seno viene drenato spesso e bene, si sperimenta solo un aumento di temperatura al seno, che appare un po’ più pienotto.

È importante dunque capire che un seno enorme e duro non è il risultato di una eccezionale pienezza di latte, ma soprattutto è causato dall’edema, cioè dal gonfiore dei tessuti della mammella. Quindi non è segno di “tanto latte”, ma di un problema: il seno è infiammato e il latte non è arrivato al bambino come doveva.

Se non c’è drenaggio frequente (come purtroppo avviene nei reparti di maternità dove spesso il bambino non è con la mamma, viene portato ad orari, succhia male perché gli hanno dato ciuccio e biberon o perché risente degli effetti dei farmaci al parto), allora il latte si accumula nel seno, causa tensione, dolore e alla fine infiammazione ed edema (cioè ingorgo).

Se il seno si riempie troppo, L’OMS raccomanda che al momento della montata tutte le madri abbiano già ricevuto informazioni su come spremere manualmente il seno e mantenerlo drenato se la produzione eccede la domanda.

Quando il seno è gonfio e indurito, il capezzolo quasi scompare e il bambino fatica ad attaccarsi, peggiorando la situazione; nel caso, occorre intervenire rapidamente per scongiurare questa evenienza, drenando a sufficienza da ammorbidire l’areola e permettere al bambino una presa migliore. Informazioni ulteriori su come gestire un ingorgo possono essere trovare in questo articolo.

L’importanza di allattare subito e spesso

Da quanto detto è evidente quanto sia importante che venga reso possibile al bambino di poppare al seno sin dai primi minuti dopo la nascita, e poi di frequente sia il giorno che la notte, anche se non c’è “ancora” il latte. Infatti,

  • il colostro è un liquido preziosissimo, concentrato di nutrienti e fattori protettivi, e anche se viene assunto a gocce è perfettamente adeguato al fabbisogno del neonato nei primi giorni;
  • il colostro previene il rischio di ipoglicemia meglio della glucosata;
  • un allattamento frequente stimola più rapidamente la montata lattea;
  • Allattare spesso previene il rischio di ingorghi quando il latte “arriva”;

Per un buon attacco e suzione, il bambino ha bisogno di un’areola morbida da prendere in bocca con un attacco profondo, che possa modellarsi nella sua bocca. I primi giorni, quando non c’è ancora la pienezza del seno, permettono al piccolo di fare pratica di suzione corretta nelle condizioni ottimali, senza un seno così pieno e teso da essere difficile da afferrare e succhiare.

Conclusioni

Un seno enorme, duro e dolorante non è un segno di “tanto latte”, come spesso sembra pensare la gente e persino a volte gli operatori sanitari: è segno di un gonfiore e di una infiammazione (ingorgo) causato dal mancato drenaggio.

L’allattamento precoce e a richiesta è la chiave di volta di un buon avvio dell’allattamento, sia per il bambino, permettendo l’apprendimento e il consolidamento di una suzione corretta e un’alimentazione ottimale, sia per la mamma, prevenendo gli ingorghi e regalandole una montata lattea fisiologica, che sia un’esperienza di pienezza e di gioia cje inauguri una lunga stagione di allattamento al seno.

Se hai partorito da poco e sei in difficoltà con una montata lattea molto abbondante, un bambino in difficoltà ad attaccarsi e poppare, o al contrario ti sembra che l’arrivo del latte stia tardando, rivolgiti a una consulente professionale per l’allattamento materno per avere assistenza e affiancamento nella risoluzione del tuo problema.

Antonella Sagone, 29 ottobre 2022

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