Allattamento: il grande assente dalle linee guida

Allattamento: il grande assente dalle linee guida

Recentemente mi sono imbattuta in un documento che riportava linee guida per una grave patologia neonatale, e come sempre ho dovuto rilevare quanto poco spazio si riserva, in questi documenti, alla relazione madre-neonato e all’allattamento al seno. Questo è scoraggiante, perché le evidenze scientifiche sulla protezione operata dall’allattamento al seno e dal latte materno sul neonato si contano a migliaia e sono ormai consolidate da vari decenni.

Mi è così venuta la masochistica voglia di andare a verificare quanto spazio venga dato a questo elemento in varie linee guida neonatali relative alle più disparate patologie.

Di seguito vi racconto cosa è emerso.

Tante forme di protezione

Il latte materno e l’allattamento al seno proteggono il neonato in molti modi.

Nel latte della mamma non vi sono soltanto i nutrienti ottimali per la sua crescita e la sua salute; la maggior parte delle componenti del latte umano sono “non nutritive”, cioè hanno altre fondamentali funzioni.

Tutti sanno che nel latte sono contenuti anticorpi, quelle immunoglobuline capaci di difendere il neonato dai batteri e dai virus che potrebbero minacciarne la salute. Si tratta della cosiddetta immunità “passiva”, perché la mamma fornisce direttamente al figlio le difese che il sistema immunitario del neonato non è ancora in grado di sintetizzare. Tuttavia esiste anche una “immunità attiva”, ovvero quella fornita da cellule vive del sistema immunitario materno che non solo “fanno le veci” di ciò che l’organismo immaturo del bebè ancora non sa fornire, ma anche sono capaci di stimolare direttamente il sistema immunitario del bambino in modo che si sviluppi con più efficienza. Altri fattori protettivi, non cellulari, sono sostanze di varia natura che contengono l’attecchimento e la riproduzione dei germi patogeni.

Le cellule e gli altri elementi del sistema neuro-endocrino-immunitario materno dialogano con l’organismo del neonato e lo proteggono anche da diverse forme di tumori.

Ancora, con il latte la mamma trasmette anche probiotici, cioè il suo microbioma, che colonizzando l’intestino del bambino gli garantisce salute, corretta assimilazione dei nutrienti e un sistema immunitario forte e ben regolato. Completano il quadro sostanze antinfiammatorie e fattori di crescita della mucosa intestinale e del sistema nervoso.

La suzione e il contatto pelle a pelle sono di per sé una “cura” per il neonato, che aiutano a restare organizzato, stabilizzando la sua temperatura, respirazione e battito cardiaco e migliorando l’ossigenazione del sangue. Ricevere il latte della mamma previene l’ittero e l’ipoglicemia neonatale.

Non c’è da stupirsi dunque se i neonati che assumono latte materno sono più protetti contro tante patologie infettive, come la diarrea o la polmonite o l’otite media.

L’elefante nella stanza

Con tanta dovizia di benefici, ci si dovrebbe immaginare che gli investimenti per la salute neonatale non trascurino di divulgare queste informazioni e sostenere l’avvio e il mantenimento dell’allattamento al seno. Ma mentre esistono indubbiamente numerosi documenti che genericamente raccomandano il latte materno, quando si entra in specifici settori si perde per strada questa consapevolezza.

E qui torniamo alla mia piccola ricerca. Ho esaminato varie linee guida neonatali e raccomandazioni relative a gravi patologie che il latte materno e l’allattamento prevengono o rendono meno gravi. Questi documenti sono numerosissimi, ma a titolo di esempio posso citare le linee guida neonatali per  l’ipoglicemia, le cardiopatie, l’otite media, la sepsi e la bronchiolite grave.

Questi documenti forniscono indicazioni sulla gestione di queste patologie neonatali a volte potenzialmente molto gravi, dettagliando gli interventi terapeutici, farmacologici e i criteri diagnostici e preventivi. In tanta dovizia di informazioni per i medici e le strutture che da questi documenti trarranno i loro protocolli, non una parola  viene spesa per ricordare l’importanza dell’allattamento al seno come prevenzione ma anche come prezioso alleato da proteggere e mantenere anche in caso di ricovero del neonato in TIN. L’importanza del latte materno e del contatto biologico fra madre e neonato è l’elefante nella stanza che nessuno vede, presi come si è ad occuparsi di “curare” questi piccolissimi minacciati da patologie potenzialmente mortali. Le TIN spesso non sono attrezzate per la presenza costante dei genitori vicino ai neonati, e l’allattamento al seno viene visto con sospetto o come un “lusso”, un beneficio accessorio che resta in secondo piano rispetto alla “urgenza” di salvare la vita al bambino con l’aiuto di farmaci e altri trattamenti, spesso anche invasivi.

Una linea guida si spinge a citare la presenza dei genitori come modalità di “sedazione non farmacologica”, e questo è tutto! Sintomatico di come i protocolli tendano a tagliar fuori qualsiasi pratica o fattore che non sia perfettamente standardizzabile, misurabile e riducibile alle note categorie – diagnosi, trattamento, prognosi, rischi e benefici.

Conclusioni

Le madri che allattano e che hanno l’avventura di vedere il loro piccolo precocemente colpito da una patologia seria, ricoverato e sottoposto a terapie di urgenza, incontrano un’enorme difficoltà a vedere protetto e garantito il loro diritto ad allattare e mantenere la produzione di latte. Le loro richieste sono spesso accolte con indifferenza, sufficienza quando non fastidio o addirittura diffidenza. L’approccio tipico è far sentire la mamma inadeguata e poco consapevole della “gravità” della situazione, laddove si preoccupa di una questione marginale rispetto al fatto che il bambino sta male e va curato. La fisiologia, persino quella in realtà salvavita come il latte umano, non trova posto nei reparti di patologia neonatale, così come fatica a trovare spazio persino nei normali reparti di ostetricia. Ciò che non è esplicitamente raccomandato nelle linee guida non viene inserito nei protocolli, e quindi viene considerato come una pratica da scoraggiare o vietare in quanto potenzialmente ne manca il “profilo di rischio”.

Si dimentica che le linee guida sono degli orientamenti, non delle indicazioni obbligatorie, e che la medicina va praticata in scienza e coscienza adattandola a ciascun paziente in quanto individuo unico e dotato di necessità specifiche.

Le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, oltre ad emanare raccomandazioni e linee guida in cui genericamente si auspica una protezione e promozione dell’allattamento al seno, dovrebbero esprimersi in modo pressante perché la pratica di allattare o di fornire latte umano (possibilmente materno) ai bambini ricoverati venga per quanto possibile protetta, promossa e praticata nelle varie condizioni cliniche, e che tale principio venga al più presto incorporato in tutte le relative linee-guida.

Se stai allattando e il tuo bambino è ricoverato per una patologia, puoi rivolgerti a una Consulente professionale in allattamento materno per avere sostegno, informazioni, riferimenti e supporto per proteggere e mantenere il tuo allattamento anche in condizioni speciali.

Antonella Sagone, 15 febbraio 2024

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